Elodie: «Volevano fare di me una Mia Martini a 25 anni, io volevo solo essere leggera e felice»
La cantante Elodie parla oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. «Mi sento una signora e una bambina allo stesso tempo», dice mentre si prepara al Festival di Sanremo in cui sarà in gara con Dimenticarsi alle 7. «Vorrei riappropriami di quello che ho fatto in passato, tante cose le avevo rifiutate e messe nel cassetto. Vorrei dare dignità a quello che ho fatto ad “Amici”, al mio primo Sanremo, raccontare quel percorso e aggiungere qualcosa di nuovo», sostiene.
Appesantita
«Dopo il Festival 2017 non sapevo più cosa fare. Mi sentivo appesantita, mi sembrava di essere mia zia e non volevo sentirmi quel peso addosso. Piuttosto che continuare così sarei tornata a fare la cubista. Volevano fare di me una Mia Martini a 25 anni e io volevo essere leggera e felice», aggiunge. Poi racconta il suo nuovo tour: «Quello negli stadi sarà uno show diviso in quattro momenti in cui mi voglio vivisezionare e capire di cosa sono fatta». Mentre della prima volta a Sanremo ricorda che «Dietro le quinte prima di salire sul palco: mi sentivo un’amazzone, mi sono detta “scrocchia il collo e vai”. Ma anche con questo carattere quadrato mi sono resa conto che non avevo molto da raccontare».
Dimenticarsi alle 7
Nella sua nuova canzone racconterà «due lati di me. Quello inutilmente drammatico: a volte a casa mi butto per terra, con anche il vestito adatto, anzi la vestaglia, per deprimermi con sciccheria. Nel testo c’è quel modo vecchio, classico ed elegante, di raccontare le relazioni e il dolore. È un modo per ricordare la musica con cui sono cresciuta, ho un nome in mente…». Ovvero quello di Mina. Anche se «sarebbe un’eresia anche solo pronunciarlo… Dall’altra parte ci sono i suoni deep house che fanno riferimento alle mie nottate in discoteca. Ballo da quando ho 14 anni e la musica elettronica per me è una forma di meditazione: crea un tappeto su cui puoi fare dei viaggi mentali che ti fanno sentire meglio».
«Pensa a cantare»
E non ha paura che le dicano più spesso «pensa a cantare»: «Dovrebbero ascoltare le canzoni. Chi mi critica non sa chi sono: “Stai zitta e canta, tanto sei sempre nuda”. Mi diverte provocarli e le offese non mi arrivano più addosso come una volta. Mi spiace per chi è orrido. Se lo incontrassi gli consiglierei di affrontare il proprio malessere e lo abbraccerei». Parla anche di Andrea Iannone. «Ho paura della velocità, anzi la odio. In auto gli chiedo di non superare i limiti di velocità. Anche il rombo del motore mi mette ansia. Però c’è un lato positivo. Lo accompagno spesso alle gare e quando torna ai box tutto sudato lo trovo molto sexy».
Tony Effe
L’ultima battuta è per Tony Effe: «La trap è un genere talmente macro che c’è chi la fa con stile e altri meno, non tutti hanno la stessa penna, gusto e bravura e io ascolto solo quelli bravi. È come il cinepanettone: fa incassi ma non sempre è riuscito. L’arte però è libera e la censura è stata orribile, va oltre le opinioni. E comunque stiamo parlando di canzoni, non di qualcuno che scende in strada col machete in mano».