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Chiede al Viminale i danni per il rave party a Valentano, il giudice: «Ha torto, paghi 10 mila euro di spese»

21 Dicembre 2024 - 08:05 Alba Romano
Piero Camilli è il titolare dell'azienda agricola devastata. Ma in tribunale ha perso

Pietro Camilli, titolare di un’azienda agricola a Valentano nel Viterbese, nell’estate del 2021 vide un suo terreno invaso da un rave party. E qualche giorno fa il tribunale ha respinto la sua richiesta di risarcimento danni avanzata nei confronti del Viminale. Per questo dovrà rifondere le spese processuali, pari a 10.591 euro. La storia parte dal Teknival Space Travel durato fino al 19 agosto nonostante lo spiegamento delle forze dell’ordine da parte dell’allora ministra Luciana Lamorgese. La famiglia ha chiesto 588.476 euro di danni a nome dell’azienda e cinquantamila a Roberto Camilli, titolare dell’azienda e figlio di Piero

La sentenza

Il motivo è negli atti: «Il terreno su cui si estende l’azienda agricola, per quanto esposto dalle parti attrici, è stato invaso da un flusso di persone e mezzi. Con creazione di una situazione caratterizzata da condizioni igieniche precarie, nonché spaccio e uso indiscriminato di droghe pesanti e leggere, all’interno di un’area dove insistono una Zps (zona di protezione speciale) e un Sic (sito di interesse comunitario). E dove si trovano animali al pascolo, che sono stati spaventati e, in alcuni casi, uccisi. L’evento non autorizzato ha altresì causato la morte di un giovane». I soldi Camilli li ha chiesti al ministero perché «su 10.000 ne hanno preso uno solo, un albanese che sta in carcere per altri motivi. A chi li devo chiedere i danni,a lui?», dice oggi Camilli a La Verità.

La richiesta di danni

L’imprenditore ha chiesto i danni a chi avrebbe potuto bloccare un evento illegale. I legali del ministero hanno tuttavia obiettato che l’azienda di Camilli non era proprietaria del terreno. E che «la responsabilità per i danni provocati dall’invasione dei terreni privati ricade unicamente su coloro che attuano detta condotta». Mentre i giudici hanno spiegato che all’epoca non era ancora in vigore il decreto anti-rave del governo Meloni: «Soltanto con la legge n. 162 del 31-10-2022 convertito in l. n. 199 del 30-122022 è stato introdotto l’art. 633 bis nel codice penale italiano repressivo dei raduni illegali. Prima dell’entrata in vigore di tale normativa, al tempo dei fatti di causa accaduti nell’anno 2021, non era configurabile, pertanto, un obbligo giuridico specifico delle forze di polizia italiane di impedire la condotta di raduno di persone sul territorio italiano».

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