Il 2024 è l’anno delle crisi industriali. L’allarme della Cgil: «118mila lavoratori coinvolti, il governo Meloni è distante dal Paese reale»
Sono più di 118mila i lavoratori che nel corso del 2024 sono stati coinvolti nelle diverse crisi industriali in Italia. A rivelarlo sono i dati aggiornati della Cgil, anticipati dall’Ansa. Il sindacato di Maurizio Landini tira le somme dei diversi tavoli organizzati dall’unità di crisi del Mimit, il ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso. A gennaio 2024, i lavoratori coinvolti nei tavoli di crisi erano 58.026. Nel giro di un anno, questo numero è quasi raddoppiato, arrivando a toccare quota 105.974 lavoratori. Se a questi numeri si aggiungono i 12.336 addetti delle piccole e medie aziende che hanno perso il lavoro senza neppure arrivare alle istituzioni, il numero complessivo raggiunge quota 118.310. Una cifra, precisa la Cgil, che indica i lavoratori «che hanno già perso il lavoro» nel corso del 2024 «o che annaspano nei tavoli» del ministero.
L’accusa al governo Meloni: «Distante dal Paese reale»
Secondo Pino Gesmundo, segretario confederale della Cgil a capo dell’area delle politiche industriali, questi dati dimostrano «la distanza dal Paese reale e il totale disimpegno» del governo Meloni «sul tema della crisi dell’industria italiana, che ormai è al palo da quasi due anni». Il rapporto stilato dal sindacato guidato da Landini parla di un «tessuto industriale impoverito» e di «uno scenario sconfortante», che chiama in causa il governo e le imprese affinché compiano scelte diverse rispetto a quelle adottate finora. «Le numerose vertenze aperte nel 2024 parlano di una incapacità totale del pubblico di indirizzare le politiche industriali in settori strategici e rilevanti per il Paese», avverte ancora la Cgil.
I settori più coinvolti dalle crisi e il nodo della transizione green
Tra i settori più coinvolti dalle diverse crisi industriali finite all’attenzione del ministero delle Imprese c’è sicuramente la filiera dell’automotive, al centro di una trasformazione epocale che sta mettendo in difficoltà quasi tutti i marchi europei. Ma ci sono anche la chimica di base, il sistema moda, l’industria della carta e l’energia, principalmente per il phase out delle centrali a carbone. E proprio sul tema della transizione ecologica ed energetica la Cgil lancia un avvertimento: «Il sistema delle imprese non è in grado, da solo, di competere e di rispondere alle sfide delle grandi transizioni, verde e digitale, che da potenziale volano per l’economia rischiano di trasformarsi in un’ulteriore occasione di impoverimento per il nostro sistema produttivo e industriale, con la conseguente crescita della precarietà lavorativa», ammonisce il sindacato.
La necessità di politiche industriali
La Cgil punta il dito poi contro «la mancata programmazione» e «l’assenza di politiche industriali» del governo, che sono risultate in ventuno mesi consecutivi di calo della produzione industriale. «Le trasformazioni in atto nell’industria e nei mercati – si legge nel report – impongono politiche pubbliche di reindustrializzazione del Paese, politiche di tutela sostenute da un ammortizzatore dedicato alle crisi e politiche occupazionali che reimpieghino i lavoratori espulsi dai processi produttivi delle aziende in crisi, attraverso la loro riqualificazione professionale, in attività compatibili con la transizione».
In copertina: Una manifestazione della Cgil a Bologna contro la legge di bilancio del governo Meloni, 29 novembre 2024 (ANSA/Max Cavallari)