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Gli editori italiani zitti zitti avranno in tasca più soldi pubblici che nel 2024. Il presunto taglio ai fondi editoria ora si è trasformato in un aumento del 10%

22 Dicembre 2024 - 16:32 Franco Bechis
Andrea Riffeser aveva lanciato una campagna pubblicitaria Fieg in cui sembravano azzerati i sostegni del governo ai giornali. Non era così, e alla fine un mini taglio è diventato un aumento

Nel nuovo testo di legge di Bilancio per il 2025 che il Senato dal 23 dicembre potrà esaminare senza modificarlo i fondi per l’editoria sono saliti di 31 milioni di euro rispetto agli stanziamenti previsti dalla vecchia legge di bilancio per il 2024. Nel capitolo della tabella del Tesoro destinato a finanziare il pluralismo nell’informazione sono ora appostati ben 282,7 milioni di euro, la cifra più alta mai appostata nei bilanci preventivi degli ultimi anni, dato che fa comprendere come molte polemiche nel periodo si siano rivelate del tutto infondate.

La battaglia di Riffeser, gli articoli di protesta e la pubblicità apparsa su tutti i quotidiani

Per settimane, infatti, durante l’esame alla Camera della legge di Bilancio la Federazione degli editori italiani (Fieg) guidata da Andrea Riffeser, editore dei quotidiani La Nazione, Il Resto del Carlino e Il Giorno, ha protestato pubblicamente per i tagli della manovra 2025 ai sostegni pubblici per la stampa. La protesta è passata anche attraverso la pubblicazione su tutti i giornali di una pagina pubblicitaria in cui dopo avere segnalato i ricchi finanziamenti pubblici al cinema, al teatro e alla danza e lo spreco di 123 miliardi di euro per il superbonus 110%, si esprimeva «lo sconcerto per la decisione dei partiti della maggioranza di governo di abbandonare nella legge di bilancio per il 2025 il settore dell’informazione professionale e di qualità». Detto in questo modo sembrava che i fondi per l’editoria, concessi generosamente per anni, e sommati come accaduto per altri settori economici ai ristori straordinari durante la pandemia, fossero improvvisamente scomparsi, azzerati dal governo di Giorgia Meloni.

Tabelle della legge Bilancio 2024 (sopra) e della nuova legge di Bilancio 2025 (sotto)

Invece del taglio del 10% ai fondi gli editori zitti zitti hanno incassato il 10% in più

Pur non avendo questo esecutivo una particolare simpatia nei confronti di giornali e giornalisti, nel testo della legge di Bilancio per il 2025 aveva appostato fin dall’inizio 232,7 milioni di euro nel capitolo sul pluralismo nell’informazione. I fondi per l’editoria, che secondo la legge di bilancio dell’anno precedente avrebbero dovuto essere nel 2025 255 milioni di euro, erano in effetti stati ridotti di circa il 10%. Una sforbiciatina assai diversa però dall’azzeramento fatto intendere dalla Federazione degli editori. La protesta che ha dilagato con articoli di sostegno su tutti i principali quotidiani italiani e che è stata sostenuta all’interno dell’esecutivo da Forza Italia e dal sottosegretario azzurro all’editoria, Alberto Barachini, ha portato all’approvazione di un emendamento che ha integrato con altri 50 milioni di euro quel fondo editoria che era tutto meno che dissanguato. Risultato finale: invece di subire una riduzione del 10% gli editori italiani hanno messo in tasca un aumento del 10% nel sostegno pubblico grazie alle tasse pagate da tutti gli italiani. I fuochi di artificio lanciati nel primo caso però hanno lasciato il passo al grande ed evidentemente imbarazzato silenzio con cui è stato incassato l’insperato aumento di fondi.

Alberto Barachini, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’informazione e all’editoria
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