Giorgieness, i cuori infranti e il pop: «Le quote rosa nella musica? Un male necessario» – L’intervista
Amore e pop, un binomio vincente da sempre e per sempre. Giorgieness e i cuori infranti, nuovo album di Giorgieness, lo dimostra, e dimostra tante altre cose. Prima di tutto che il pop d’autore ha una valenza intellettuale al di là dell’accessibilità, che può essere mezzo di riflessione e non solo di intrattenimento e coesione. «Io mi sono sempre definita – ammette infatti Giorgieness a Open – 50% diva e 50% polpetta, ma è stato complesso tirarlo fuori, forse perché anche dovevo tirarmi fuori da un pò di spocchia radical chic che mi faceva ascoltare Taylor Swift di nascosto». Peraltro il pop, quando è buono – e quello di Giorgieness, vero nome Giorgia D’Eraclea, classe 1991, è certamente tra i migliori in Italia – può anche essere utile, un valore troppo spesso sottovalutato nella musica. Quello che troviamo in Giorgieness e i cuori infranti va oltre, si fa addirittura pragmatico, non a caso il titolo del disco è anche il nome di una chat di gruppo su Telegram che la cantautrice ha aperto qualche mese fa e dove i suoi fan si possono confrontare, conoscere, aprire sui propri disastri amorosi, in piena libertà. «Vorrei – continua Giorgieness – che la mia musica fosse una sorta di luogo fisico dove chi si sente diverso, sbagliato, sempre un passo indietro da quello che vorrebbe fare, che vede la vita degli altri migliore e magari non lo è, chi è magari solo più sensibile, chi ha avuto la vita un po’ storta, possa sentire di avere un luogo d’appartenenza. Forse perché anch’io lo stavo cercando».