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L’infanzia difficile, la rabbia agonistica e la mania per l’ordine: Lautaro Martinez si racconta

22 Dicembre 2024 - 11:40 Alba Romano
lautaro martinez inter
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Il capitano dell'Inter si è concesso a una rara intervista al "Corriere": «Da piccolo non avevo niente, a volte non sapevo dove avrei dormito la sera»

«Quest’anno il campionato è ancora più difficile ed equilibrato». Parola di Lautaro Martinez, capitano dell’Inter e campione in carica della Serie A. Alla vigilia di Inter-Como, il bomber argentino si è concesso a una rara intervista al Corriere della Sera, in cui dice la sua sulla stagione in corso, racconta il suo esordio nel mondo del pallone e parla per la prima volta di alcuni momenti delicati della sua vita. «Il sogno di diventare calciatore come mio padre l’ho sempre avuto. Ma a 15 anni ho fatto una settimana in prova al Boca Juniors e mi hanno cacciato, dicendomi che non avevo né velocità, né potenza», racconta Lautaro. Ma alla fine qualcuno si è accorto davvero del talento di quel ragazzino di Bahia Blanca, che è passato dall’essere scartato dalle giovanili del Boca a finire al settimo posto del Pallone d’Oro 2024.

La mania per l’ordine

Nell’intervista, Lautaro riavvolge il nastro e svela alcuni dettagli sulla sua infanzia. «Abbiamo vissuto periodi difficili, non avevamo i soldi per l’affitto e abitavamo in una casa che ci hanno prestato. Sono cose che ti rimangono dentro e ti legano ai tuoi famigliari», racconta l’attaccante dell’Inter. Ed è da quei momenti, continua Lautaro, che è nata una vera e propria mania per l’ordine: «Credo sia una questione di salute mentale. Quando ero piccolo, tornavo a casa da scuola con mio fratello più grande e trovavo il pranzo già preparato da mia madre, che era fuori tutto il giorno a lavorare».

La cattiveria agonistica

«La casa», continua il racconto di Lautaro, «era un casino e prima di andare all’allenamento mi fermavo per sistemarla: rifacevo i letti, sistemavo la biancheria da lavare e facevo fare i piatti a mio fratello, perché mi dava molto fastidio vederli sporchi». Quei momenti di difficoltà sono ciò che ha dato a Lautaro la rabbia agonistica che lo ha portato a diventare uno degli attaccanti più forti al mondo. «A volte non sapevo dove avrei dormito la sera. Sono cose che mi hanno marcato come uomo e tutto quello che ho passato cerco di trasmetterlo in campo. Fuori dal calcio, cerco sempre di dare una mano e sono felice di andare a trovare i bambini che non stanno bene: capisco quello che vivono, le loro difficoltà», aggiunge ancora l’attaccante dell’Inter.

La gestione della rabbia

Nell’intervista al Corriere, Lautaro ricorda anche che a 18 anni fu costretto a lavorare con alcuni psicologi per risolvere problemi di gestione della rabbia: «All’esordio in prima squadra ho preso due gialli in due minuti per due scivolate: vivevo tutto come una battaglia, perché volevo sempre dimostrare qualcosa. Gli psicologi mi sono serviti tantissimo: a essere più tranquillo, a pensare due-tre secondi in più alle cose e anche nel dialogo con l’allenatore. Dettagli che fanno la differenza».

La vita di Lautaro oggi

Oggi Lautaro è felicemente sposato con la modella argentina Agustina Gandolfo, dalla quale ha avuto due figli: Nina e Theo. La coppia vive a Brera, uno dei quartieri più lussuosi di Milano. «È molto comodo per me, anche perché gestiamo un ristorante lì vicino. Esco poco, vado al parco coi bambini, cerco di frequentare posti riservati, perché non è facile girare tra la gente. Sono stato in cima al Duomo per il film sullo scudetto ed è stato bellissimo», racconta Lautaro. E la sfida per lo Scudetto? «Forse finora abbiamo dato la sensazione di divertici un po’ meno. Ma sappiamo sempre cosa fare, come trovare il compagno: Inzaghi ci lascia libertà di esprimerci al massimo. Secondo me è la strada giusta e ci porterà grandi cose».

In copertina: Lautaro MartÌnez durante una partita di Serie A (ANSA/Claudio Giovannini)

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