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Antonio Messina abusato per anni in parrocchia: «Voglio una risposta dal Papa»

23 Dicembre 2024 - 05:27 Alba Romano
antonio messina enna
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Violentato per anni da un seminarista. Che il vescovo vicino a Bergoglio ha continuato a coprire

Antonio Messina, oggi 31enne, ha subito violenze fisiche e manipolazioni psicologiche dal 2009 al 2013 in parrocchia a Enna. Da parte di Giuseppe Rugolo, «per tutti noi ragazzi semplicemente Peppe o Pe, il seminarista che si poneva come la nostra guida, era l’unica persona a cui avevo confidato tutto». Rugolo è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere per gli abusi su Messina e altri due minorenni. Il vescovo di Piazza Armerina Rosaria Gisana è accusato di falsa testimonianza. E ha offerto a Messina 25 mila euro per tacitare tutto. Papa Francesco ha di recente elogiato Gisana: «Bravo, questo vescovo, bravo. È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto».

La rimozione del vescovo

La Stampa racconta che secondo i giudici del tribunale di Enna il vescovo «ometteva con ogni evidenza qualsivoglia seria iniziativa a tutela dei minori della sua comunità e dei loro genitori, facilitando l’attività predatoria già oggetto di segnalazione». Messina, spiega al quotidiano, ha scritto «tre lettere al Santo Padre, ma non ho mai avuto risposta. Oggi non ritengo possibile che sia all’oscuro degli avvenimenti». Adesso chiede «di incontrarlo. E di rimuovere il vescovo Gisana, che in un’intercettazione dice così: “Li conosciamo gli omosessuali. Amano o odiano in maniera viscerale. Questa è una pura vendetta da una persona che è stata respinta”. Come se io e quell’uomo che mi ha violentato a 16 anni, che ha approfittato della mia fiducia, che mi ha sopraffatto fisicamente, avessimo una relazione consensuale».

La violenza

Racconta la prima violenza sessuale che ha subito: «Ero a colloquio privato con lui, uno di quei colloqui ai quali era vietato a tutti avvicinarsi. Eravamo in una classe della scuola elementare che in quel luglio del 2009 ospitava il Grest, il gruppo estivo della nostra parrocchia, quella di San Giovanni Battista. Gli stavo parlando ancora una volta della mia doppia crisi. Mi chiedevo se la scelta di diventare sacerdote potesse essere compatibile con quel che cominciavo a sentire come orientamento sessuale. E lui a un certo punto mi fa: “Ho capito perché mi racconti questo, tu vuoi che io lasci il seminario per te”. Io sulle prime non capii che cosa volesse dire, lì per lì pensai: forse vuole lasciare il seminario e incolpare me? Ma vidi apparire nel suo viso un’espressione di voracità sessuale che non ho mai dimenticato. Poi ci fu l’aggressione, e la violenza. Ero molto sottile, non avevo mai avuto rapporti. Corsi a prendere il bus per tornare a casa e mi feci subito una doccia, mi sentivo sporco dentro e fuori».

Il silenzio

Il silenzio lo ha rotto «quando scappai da quella parrocchia, improvvisamente. Mi chiamò mio padre, che lì era cresciuto, si era sposato, mi aveva fatto battezzare. Aveva capito tutto in un lampo: “Che cosa è successo con quel porco?”. Seduto sul divano, mia madre accanto, scoppiai in un fiume di lacrime». E aa ancora fiducia nella Chiesa: «Quando ero a pezzi nel 2015, ho trovato nella parrocchia di Sant’Anna don Giuseppe Fausciana, che mi ha aperto le braccia. È stato lui a segnalare al vescovo quel che era successo, purtroppo inutilmente. E anche lui è un uomo di Chiesa».

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