Strage di Magdeburgo, dieci anni di minacce ignorate da parte del medico attentatore. Governo e polizia sotto accusa
La tragedia di Magdeburgo poteva essere evitata? È quanto si stanno chiedendo sempre più persone in Germania, soprattutto dopo che le indagini hanno fatto emergere un particolare inquietante: Taleb Al Abdulmohsen – il 50enne che ha guidato la sua auto a tutta velocità sui mercatini di Natale uccidendo cinque persone e ferendone oltre 200 – aveva minacciato atti violenti e stragi da più di dieci anni. Nel 2013, scrivono i media tedeschi, il medico originario dell’Arabia Saudita aveva fantasticato apertamente sull’idea di organizzare un attentato simile a quello avvenuto quello stesso anno a Boston, quando due bombe scoppiarono durante la maratona provocando tre morti e oltre 200 feriti.
I riferimenti alle bombe di Boston
A mettere in fila altre minacce di Al Abdulmohsen è un articolo di Repubblica, firmato dalla corrispondente Tonia Mastrobuoni, che ricorda come sempre nel 2013 il medico si rese protagonista di un altro episodio che fece suonare qualche campanello d’allarme. Durante la specializzazione in Psichiatria, l’uomo abitava nella cittadina tedesca di Stralsund. Infastidito per i voti ottenuti in alcuni esami, chiamò l’Associazione dei medici minacciando azioni «che avranno una risonanza internazionale», facendo riferimento proprio alle bombe scoppiate quello stesso anno a Boston. In seguito alla telefonata, la polizia perquisì il suo appartamento ma non trovò indizi concreti sulle possibilità che potesse davvero organizzare un attentato.
Minacce, denunce e accuse di razzismo
Un anno più tardi, Al Abdulmohsen finì per attirare di nuovo le attenzioni della polizia. L’uomo si era rivolto alle autorità locali chiedendo dei soldi e minacciando di «commettere un gesto di cui ci si ricorderà a lungo» qualora si fossero rifiutate di darglieli. In quell’occasione, scrive Repubblica, avrebbe anche minacciato di suicidarsi. Come avvenuto l’anno precedente, la polizia lo interrogò e perquisì il suo appartamento ma senza trarre alcun tipo di conseguenza. A questi episodi se ne sommano poi tanti altri, tornati alla luce proprio in seguito all’attentato di Magdeburgo. In un’occasione, per esempio, Al Abdulmohsen definì «razzisti» i giudici federali del Meclemburgo-Pomerania. Qualche anno più tardi, fu denunciato dalla polizia di Berlino per aver chiamato svariate volte riportando falsi allarmi.
Il “mea culpa” della polizia tedesca
All’indomani della strage ai mercatini di Natale di Magdeburgo, tra i cittadini tedeschi ha cominciato a farsi largo una domanda: com’è possibile che tutti questi campanelli d’allarme siano stati ignorati? «Ci parliamo troppo poco, tra le varie autorità», ha ammesso Jochen Kopelke, capo del sindacato tedesco di polizia Gdp. Il problema, ha spiegato, ha a che fare anche con le leggi sulla privacy. «La protezione dei dati ci impedisce di far circolare più informazioni. Ed è il problema chiave dell’architettura della sicurezza federale», ha aggiunto Kopelke. Nel frattempo, le polemiche sono arrivate a coinvolgere anche il governo di Olaf Scholz, con la ministra dell’Interno Nancy Faeser che ha assicurato che ci saranno «ulteriori indagini» sugli allarmi ignorati.
In copertina: Un presidio della polizia vicino ai mercatini di Natale di Magdeburgo, in Germania, 22 dicembre 2024 (EPA/Filip Singer)