Caterina Guzzanti, le donne e le relazioni senza sesso: «Volevo avere rapporti e per questo mi sentivo sporca»
«Mi domando se ha senso seguire quello che dicevano i nonni, cioè che l’amore è sacrificio e la coppia prevede anche della rinuncia. Ma siamo sicuri che valga davvero la pena farlo?». Parte da questa e molte altre domande simili l’analisi di Caterina Guzzanti sui rapporti di coppia. Un tema che ha deciso di affrontare nel suo primo testo in prosa e nella sua prima regia che porta ora a teatro con lo spettacolo Secondo lei. Una riflessione, dal punto di vista femminile, su quello che accade tra le lenzuola in una relazione. La comica ne ha parlato in un’intervista al settimanale Sette.
L’incomunicabilità
«Mi interessava approfondire la fragilità che unisce certe coppie e affrontare, dal punto di vista femminile, il macro tema dell’incomunicabilità, che deriva poi dalla paura di ferirsi, di fare del male all’altro e di farsi del male. Tutto nasce dalla mia sempre maggiore consapevolezza di quanto si difficile stare insieme laddove non ci si sente visti», spiega Guzzanti. Una situazione che ha vissuto anche in prima persona: «A me è capitato di provare quella sensazione di scomparire in presenza dell’altro e di ritrovarmi solo quando uscivo dalla stanza in cui c’era anche lui». Ma la consapevolezza è amara: «Eppure ci sono molte coppie che vivono così». E allora, si chiede, «ha senso tentare a tutti i costi di tenere insieme qualcosa che insieme non ci sta più? Come unire due calamite al contrario?».
I problemi portati anche a letto
«Alla fine di tutto, mi chiedo che cosa succede se, in una coppia, una donna vuole fare amore e l’uomo no. Come si sente lei?», chiede Guzzanti forse anche a sé stessa. «Quando è successo a me, mi sono sentita sporca. Spiace dirlo, ma è ancora forte la percezione che la donna non debba chiedere di avere un rapporto fisico, perché deve essere sempre desiderabile e desiderata. E quindi se non succede, spesso si tace. Io ho sopportato, ma fino a quanto bisogna farlo in una situazione in cui non si è felici per la mancanza di contatto fisico?». E anche questo è entrato nel suo spettacolo, in modo da indagare «anche quel silenzio che si crea di fronte alla mancanza del desiderio maschile e come viene affrontata da una donna che convive con una non risposta dell’uomo che è al suo fianco». Un tema a cui gli uomini sfuggono e che per questo «ti senti responsabile. E non più attraente. Ti vai subito a specchiare e a controllare».
«Sono femminista, ma ancora mi aspetto che un uomo sia anche virile e passionale»
È una continua lotta tra la realtà e i preconcetti che subiamo e che rispettiamo ogni giorno: «Ci sono tanti stereotipi e solo abbandonando l’ipocrisia si vede quanto ancora siano radicati. Siamo tutte femministe, io lo sono nel modo più sincero e puntuale possibile, eppure nonostante questo mi aspetto che un uomo sia anche virile e passionale, nonostante tante altre pretese mettano in crisi questa idea». Guzzanti rivela poi un desiderio che aveva da giovane e che alla prova della realtà è crollato: «Io mi immaginavo che a 24 anni sarei stata sposata e con tanti figli, come ideale mio. Una donna che so che non sono io, perché amo il mio lavoro. Poi mamma lo sono diventata, anche se mio figlio non è cresciuto nella coppia unita che immaginavo. Ma alla fine mi sono anche resa conto che va benissimo così».