La lettera virale del professore che sfida Valditara: «Farò il contrario di quello che dice. Taglierà anche il mio stipendio?»
«Nel nostro lavoro di docenti ed educatori, ci dirigeremo nella direzione opposta a quanto ci indica». Queste parole, dure e provocatorie, provengono da una lettera che sta rimbalzando tra le chat di docenti e studenti. L’autore è Giancarlo Burghi, insegnante di lettere e filosofia al liceo Torquato Tasso di Roma, che ha scelto di rivolgere una lunga missiva al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Datata 18 dicembre 2024, la lettera è un gesto di protesta contro le recenti linee guida di Valditara per l’educazione civica a scuola. Le parole di Burghi esplorano le politiche educative imposte dall’esecutivo, mettendo in luce quelle che, secondo il docente, sono le storture di un’educazione che rischia di trasformarsi in uno strumento al servizio di «ideologie», piuttosto che in uno spazio di crescita civile per studentesse e studenti.
La lettera del prof. Burghi
La lettera di Giancarlo Burghi si apre con un tono deciso, carico di disappunto nei confronti delle linee guida di Valditara. Per il professore, i nuovi indirizzi ministeriali non sono altro che un manuale di «semplificazione», una visione educativa che privilegia «l’individualismo» e svilisce la complessità. «L’educazione civica, secondo lei deve “incoraggiare lo spirito di imprenditorialità, nella consapevolezza dell’importanza della proprietà privata”. In modo quasi ossessivo, il documento traccia l’idea di una sorta di “educazione alla proprietà”», scrive Burghi, denunciando quella che considera una «retorica vuota» e priva di significato. Per il docente, si è giunti al punto di «oltrepassare il senso del ridicolo», con un’eco della famosa teoria delle tre “i” (inglese, impresa, internet) che tanto caratterizzò gli anni di Berlusconi.
«Persone, non individui»
Il professore non si ferma qui e affonda il colpo su un altro passaggio delle linee ministeriali che, a suo avviso, ha un «sapore thatcheriano». Si tratta dell’affermazione secondo cui i docenti dovrebbero insegnare che «la società è in funzione dell’individuo (e non viceversa)». Con fermezza, Burghi risponde, ricordando che nella Costituzione italiana il termine “individuo” non appare affatto. Il termine è stato infatti sostituito dalla parola “persona” che, ricorda il prof tra le righe della lettera, ha un significato profondamente diverso, radicato nel concetto di comunità. «La rinuncia all’individualismo egoistico faceva parte del patto tra socialisti e cattolici democratici, che miravano a costruire una visione collettiva, dove la persona trova realizzazione solo all’interno delle formazioni sociali», spiega Burghi. «Cosa dovremmo farci di questo slogan vuoto?», chiede al ministro
Lo scontro sul concetto di patria
Il professore non risparmia critiche anche alla visione della patria proposta dal Ministro Valditara. Le Linee guida, infatti, suggeriscono di mettere al centro dell’educazione civica il concetto di appartenenza identitaria, ma secondo Burghi, questa visione risulta essere profondamente distorta. Il termine patria, sostiene il docente, «compare solo una volta nella Costituzione italiana e non ha nulla a che fare con una difesa acritica dei confini nazionali o con l’esaltazione di un’identità “pura”. La patria, per la nostra Costituzione, è il patrimonio dei padri e delle madri costituenti, vale a dire le istituzioni democratiche non separabili dai valori costituzionali».
La memoria storica e quella circolare del ministero sulla guerra
Giancarlo Burghi, nella sua lettera fiume, paragona la condizione di chi si trova a lavorare nelle scuole come quella di un soldato «in trincea», costantemente in prima linea nella lotta contro «la semplificazione e la superficialità». Con queste parole, il docente cattura l’essenza del suo quotidiano impegno educativo, un impegno che, a suo avviso, si scontra costantemente con una visione dell’educazione ridotta a «slogan e frasi vuote», priva di quel respiro critico e profondo che dovrebbe caratterizzare la formazione. Ma la lettera non si ferma qui. Burghi spinge la sua riflessione più in là, affrontando la questione della memoria storica. E chiama in causa una circolare ministeriale che aveva istituito un concorso per celebrare la «Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle Guerre e dei Conflitti nel Mondo», con il titolo «1945: la guerra è finita!». Secondo Burghi, quest’iniziativa rischia di equiparare le vittime dei bombardamenti alleati a quelle delle rappresaglie nazifasciste, creando una distorsione della memoria storica che annacquerebbe il significato del 25 aprile.
La frecciata sul caso Raimo
Concludendo con una nota amaramente provocatoria e pungente, Burghi fa riferimento al caso di Christian Raimo, collega che ha subito una decurtazione del proprio stipendio per aver pronunciato parole non gradite dal Ministro: «Spero che queste parole non mi costino quella decurtazione dello stipendio che ha inflitto a un mio collega», conclude il docente Burghi.
L’Ufficio Scolastico Regionale prende le distanze
L’Ufficio Scolastico Regionale (Usr) per il Lazio prende le distanze dalle dichiarazioni del professore che, commentano, «con toni neanche troppo velatamente sarcastici, fornisce una lettura distorta delle nuove linee guida per l’Educazione civica». E in una breve nota si dichiarano sorpresi dalle «invettive di paventate derive antidemocratiche e autoritarie che evidenziano una lettura ideologica, faziosa e certamente distorta di un documento che ispira ai valori della democrazia, del rispetto, della giustizia e che si incardina saldamente ai principi fondamenti della nostra Costituzione».