Oslo, il padre della studentessa italiana aggredita dall’ex: «Le avevo detto di denunciare, ma temeva di rovinarlo»
«Ero stato io a dire a mia figlia: a questo punto denunciamolo. Ma lei diceva di no, che lo avrebbe rovinato. Mi aveva assicurato che sarebbe riuscita a gestirlo». A parlare è Carlo Voce, padre di Martina, la studentessa 21enne italiana aggredita a coltellate dall’ex fidanzato a Oslo (Norvegia) il 20 dicembre. Nella sua intervista a Repubblica, il genitore comunica gli ultimi aggiornamenti sullo stato di salute della ragazza, ora in prognosi riservata. E ricorda: «Il suo ex non aveva dato segni di squilibrio se non dopo che si erano lasciati».
Le condizioni della studentessa
La ragazza è stata aggredita mentre era al lavoro nel negozio di eccellenze italiane Smak aV Italia. Qui il 20enne con cui aveva avuto una relazione, un cittadino norvegese di origini indiane, è entrato e l’ha colpita con diversi fendenti: uno di questi le ha causato un taglio dall’orecchio fino alla carotide. «Ha superato un collasso dovuto alle emorragie, che è stato risolto. In questo ospedale sono molto bravi, sono rapidi ed efficienti. Fortunatamente è curata molto bene. È molto dura ma bisogna andare avanti e farsi forza. Forza», spiega il padre che si trova a Oslo per stare vicino alla figlia. «Dopo i due interventi che le hanno già fatto, ne sono stati già programmati altri. La opereranno rapidamente alle mani e dietro la testa. Per fortuna le lesioni non hanno coinvolto organi vitali», sottolinea, ma «il problema sono le infezioni che potrebbero partire dalle ferite. Intanto Martina è sedata, perché deve stare tranquilla mentre si occupano di lei».
I momenti dell’aggressione
«Ero in studio a lavorare. Mi ha chiamato il consolato senza spiegarmi, all’inizio, cosa era successo. Hanno detto che era ricoverata all’ospedale ed era gravemente ferita», racconta Carlo Voce. Che ricostruisce i momenti dell’aggressione in base a ciò che gli è stato raccontato dai colleghi di Martina presenti alla scena: «L’ha trovata al lavoro, è entrato e all’improvviso, l’ha aggredita come un pazzo e ha iniziato ad accoltellarla». L’intervento dei compagni di lavoro, «due maschi e una femmina», è stato fondamentale, senza di loro «sarebbe morta». Uno di loro ha colpito anche l’aggressore che ora si trova in coma farmacologico. Cruciale anche la vicinanza dell’ospedale: «E una struttura di questo livello non si trova da tante parti. Ci sono medici e infermieri che si occupano costantemente di lei».
I ricordi sull’ex
Il genitore non prova rabbia in questo momento: «La proverei se avessi avuto sentore di qualche problema con il ragazzo, perché penserei di aver sbagliato qualcosa. Tutte le persone che lo hanno conosciuto non avrebbero mai detto che era un tipo aggressivo». Carlo Voce rievoca la relazione tra la figlia e l’ex che l’ha aggredita: «Il suo ex mi è sempre sembrato un bravo ragazzo. Hanno convissuto un anno e mezzo e lui per due anni ci ha frequentato. Io sono venuto a Oslo sei volte da quando c’è mia figlia e lui era sempre presente, gentilissimo. È venuto con noi in vacanza, è stato in casa mia, nelle case della mia ex moglie, dei nonni di mia moglie. Siamo andati in vacanza all’estero, in montagna. Non aveva dato segni di squilibrio se non dopo che si erano lasciati».
La persecuzione dopo la rottura
I problemi, a quanto fa sapere l’uomo, sarebbero nati dopo la fine della relazione: «Mia figlia è una ragazza corretta e gli aveva spiegato che la storia era finita. Lui diceva di non accettarlo, era convinto che mia figlia fosse l’amore della sua vita. Una volta, mi ha raccontato Martina, le aveva mandato un messaggio dicendo che si sarebbe ammazzato. Poi i problemi sono passati. A novembre lei mi ha raccontato che lui ogni tanto le rompeva ancora le scatole, essendo un tecnico informatico riusciva ad esempio a mandarle dei messaggi con mail sconosciute». Allora arriva la proposta del padre di denunciare il ragazzo, ma la studentessa gli assicura «che sarebbe riuscita a gestirlo. Del resto, a parte i messaggi, mai si era presentato nel negozio dove lei lavora, tutti i colleghi me lo hanno confermato anche in questi giorni».
Il ricordo del viaggio insieme come «effetto scatenante»
«Secondo me, l’effetto scatenante è stato il viaggio che ho organizzato per gli ottant’anni dei nonni di Martina in Kenya con tutta la famiglia», sostiene il padre. Che si spiega: «A giugno, quando i ragazzi stavano ancora insieme, avevo invitato anche lui e mi aveva detto di essere strafelice di partecipare. Mia figlia doveva partire per l’Italia il 24 dicembre, per poi venire in Africa con noi, e lui evidentemente ha ripensato a quel viaggio ed è scoppiata la rabbia».
«Se si salva Martina resterà a Oslo»
Oslo «la considera casa sua», assicura Carlo Voce. Nei programmi di Martina c’era anche il passaggio di residenza: «Una settimana fa mi aveva chiamato per chiedermi di darle una mano». «Conoscendola, se si salva sono convinto che voglia rimanere a vivere qui. Sicuramente non se ne andrà via per quello che le è successo», sostiene il padre.