Ottavia Piana, gli insulti dall’ex assessore di Bolzano: «Sarò contento quando gli italiani la prenderanno a calci»
«Una ragazzetta sciagurata alla quale l’esperienza non ha insegnato nulla». Così Massimo Bessone, ex assessore leghista all’edilizia pubblica della provincia di Bolzano definisce la speleologa Ottavia Piana protagonista nei giorni scorsi di un salvataggio grazie al quale è stata estratta dall’Abisso Bueno Fonteno, nel bergamasco, dove era rimasta ferita e intrappolata per la seconda volta nel giro di un anno. Bessone scrive sui social che «l’Italia esulta giustamente» per il buon esito dell’operazione, e si dice «contento» a sua volta. Ma, aggiunge, «lo sarò anche quando, una volta guarita, se vorrà rientrare nella grotta, troverà una fila di italiani che la prenderanno a “calci nel sedere” per insegnarle a vivere nel rispetto di tanti professionisti che rischiano la vita per salvarla e di chi paga le tasse e attende una visita medica all’ospedale da mesi e vede i soldi utilizzati in questo modo invece che per la sanità».
Chi paga? L’assicurazione
Bessone si unisce così a coloro che si domandano come è stato finanziato il salvataggio della speleologa. Come chiarito dal presidente della Società Speleologica Italiana Sergio Orsini, gli oltre 150 tecnici del Soccorso Alpino impegnati per oltre 14 ore al giorno, per più di tre giorni nel salvataggio sono stati pagati dall’assicurazione che tutti gli speleologi membri della società sottoscrivono. Inoltre, ha chiarito Orsini, le critiche ignorano il valore della speleologia: «Le ricerche nel sottosuolo sono una fonte inesauribile di informazioni che aiuta la nostra società per la mappatura e le analisi dell’acqua che beviamo. Al di là dell’evento sportivo, è la ricerca di queste informazioni che spinge gli speleologi ad approfondire le loro esplorazioni».
L’intervento dell’ex assessore su Ottavia Piana
Di seguito l’interno intervento di Bessone: «L’Italia esulta, giustamente, di gioia per il salvataggio della speleologa #OttaviaPiana, salvata per la seconda volta in poco più di un anno in gravi condizioni da una grotta proibitiva. 159 tecnici del Soccorso alpino, decine di operatori del pronto soccorso e medici per giorni si sono alternati, dentro e fuori dalla grotta, per poter salvare la ragazza. Padri e madri di famiglia che hanno messo a rischio loro vita per salvare una ragazzetta sciagurata alla quale l’esperienza non ha insegnato nulla! Personalmente sono contento che questa ragazza sia potuta tornare a casa per riabbracciare i genitori, e lo sarò anche quando, una volta guarita, se vorrà rientrare nella grotta, troverà una fila di italiani che la prenderanno a “calci nel sedere” per insegnarle a vivere nel rispetto di tanti professionisti che rischiano la vita per salvarla e di chi paga le tasse e attende una visita medica all’ospedale da mesi e vede i soldi utilizzati in questo modo invece che per la sanità!»