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Delitto di via Poma, i “poteri forti” dietro la morte di Simonetta Cesaroni. Le note della polizia, i magistrati e gli 007

24 Dicembre 2024 - 13:42 Ugo Milano
La gip che ha riaperto il caso riserva un capitolo dell'ordinanza alle presunte figure oscure dietro l'omicidio della ventenne uccisa a coltellate

La gip di Roma Giulia Arcieri nell’ordinanza che ha riaperto il caso del delitto di via Poma, ovvero l’uccisione della ventenne Simonetta Cesaroni il 7 agosto 1990, ha ribattezzato un capitolo “Poteri forti”. Una decisione, come riporta Repubblica, dietro la quale c’è la volontà di indagare su tutti i lati più oscuri del caso rimasto insoluto.

L’ufficio degli ostelli della Gioventù e i servizi segreti

Per la gip ci sarebbe un filo che unisce l’ufficio degli ostelli della Gioventù, dove prestava servizio Cesaroni, e i servizi segreti. Quel 7 agosto tra i primi ad arrivare sulla scena del delitto della ventenne, uccisa con 29 coltellate, c’è Sergio Costa. Un agente del Sisde e genero dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi.

Le ombre sull’arresto di Pietrino Vanacore

Nella lente di Arcieri è finito anche il caso dell’arresto, qualche giorno dopo il ritrovamento, del portiere dello stabile Pietrino Vanacore. Sull’episodio era già emerso il racconto del giornalista Emilio Radice il quale aveva riferito di essere stato avvicinato da un magistrato dell’epoca, Giuseppe Pizzuti. Il giudice avrebbe confessato a Radice che l’arresto di Vanacore era stato protratto «il più a lungo possibile su espressa richiesta del capo dell’ufficio istruzione dell’epoca, Cudillo Ernesto». Il quale aveva già subito altre pressioni dall’alto.

Gli appunti della polizia

La gip cita poi una nota che è «probabilmente riconducibile», per Arcieri, all’allora capo della Squadra Mobile, Nicola Cavaliere. L’appunto è stato firmato il 7 marzo 1996. Il testo posto sotto esame sarebbe una relazione delle indagini svolte fino a quella data. Ma a destare la curiosità della giudice c’è un elemento: ovvero le dichiarazioni, riportate solo in parte, del presidente degli Ostelli Francesco Caracciolo di Sarno. Quelle che avrebbero rafforzato il suo alibi. Un alibi che aveva sollevato dubbi già nella Digos nel 1992. Su questo punto dovrà ora riferire Carmine Belfiore, numero due della polizia.

In copertina: ANSA/DBA I Un’immagine d’archivio di Simonetta Cesaroni l’impiegata della sezione romana
dell’Associazione degli Ostelli della gioventù massacrata con 29 coltellate negli uffici di via Poma, a Roma, il 7 agosto 1990.

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