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Lo “studio” tedesco sul presunto DNA estraneo nei vaccini anti Covid

24 Dicembre 2024 - 18:07 Juanne Pili
La narrazione del DNA estraneo nei vaccini è sostenuta soprattutto da personaggi già noti per la disinformazione No vax

Riscontriamo diverse condivisioni Facebook di uno “studio” che le aree No vax hanno presto esaltato, così come in diversi media. Il paper, infatti, dovrebbe dimostrare la presenza di DNA estraneo nei vaccini a mRNA oltre i «limiti di sicurezza». Vediamo di cosa tratta realmente.

Per chi ha fretta:

  • La rivista è formata da autori No vax già noti per aver diffuso fake news sui vaccini.
  • Una co-firmataria dello studio è a sua volta autrice di narrazioni fuorvianti sui vaccini, ed è membro dell’editorial board della rivista.
  • Lo studio si basa su colture cellulari e lotti di vaccino scaduti.
  • La ricerca non dimostra che i vaccinati sarebbero in pericolo a causa di queste presunte contaminazioni.

Analisi

Le condivisioni riguardanti le presunte contaminazioni di DNA estraneo riportano anche una traduzione dell’abstract:

STUDIO TEDESCO SOTTOPOSTO A PEER REVIEW RIVELA CHE LA CONTAMINAZIONE DEL DNA DA PARTE DEL VACCINO MRNA SUPERA I LIMITI DI SICUREZZA. GLI SCIENZIATI TEDESCHI CHIEDONO UNO STOP IMMEDIATO
ABSTRACT
Contesto: Le iniezioni di COVID-19 basate sull’RNA BNT162b2 sono specificate per trasfettare le cellule umane per produrre in modo efficiente proteine spike per una risposta immunitaria.
Metodi: Abbiamo analizzato quattro lotti tedeschi di BNT162b2 applicando colture cellulari HEK293, immunoistochimica, ELISA, PCR e spettrometria di massa.
Risultati: Dimostriamo il successo della trasfezione di mRNA modificato con nucleosidi (modRNA) in cellule HEK293 e mostriamo livelli robusti di proteine spike per diversi giorni di coltura cellulare. La secrezione nei surnatanti cellulari è avvenuta prevalentemente attraverso vescicole extracellulari arricchite per marcatori esosomici. Abbiamo ulteriormente analizzato il contenuto di RNA e DNA di queste fiale e identificato grandi quantità di DNA dopo la digestione con RNasi A in tutti i lotti con concentrazioni comprese tra 32,7 ng e 43,4 ng per dose clinica. Questo supera di gran lunga la concentrazione massima accettabile di 10 ng per dose clinica che è stata stabilita dalle autorità regolatorie internazionali. Le analisi geniche con coppie selezionate di primer per PCR hanno dimostrato che il DNA residuo rappresenta non solo frammenti delle matrici di DNA che codificano per il gene della spike, ma di tutti i geni del plasmide, incluso il promotore/potenziatore SV40 e il gene di resistenza agli antibiotici.

Conclusione: I nostri risultati sollevano gravi preoccupazioni in merito alla sicurezza del vaccino BNT162b2 e richiedono l’arresto immediato di tutti i biologici a RNA a meno che queste preoccupazioni non possano essere dissipate.

Fonte: Science, Public Health and The Law

Le origini della narrazione sul DNA estraneo

Non è la prima volta che diversi personaggi vicini al mondo No vax hanno giocato la carta del prsunto DNA estraneo nei vaccini a mRNA. Ufficialmente tutto è cominciato quando il biologo molecolare Kevin McKernan pubblicò un preprint dove segnalava la presenza di frammenti di DNA nei vaccini Pfizer. Nello studio in oggetto si cita proprio il suo lavoro. Gli autori sostenendo di confermarne i risultati. Già il biologo Phillip Buckhaults aveva affermato di aver replicato le analisi, riscontrando a sua volta tali contaminazioni. Secondo Buckhaults, si sarebbe trattato di circa 200 miliardi di frammenti genomici per dose. Deriverebbero dal modello di DNA utilizzato per produrre l’mRNA (trovate maggiori nella nostra Guida). Entrambi i ricercatori dovettero ammettere che le loro analisi presentavano limiti, in particolare per quanto riguarda le condizioni di conservazione dei campioni di vaccino analizzati.

La narrazione No-vax sostiene che il DNA estraneo possa integrarsi nel genoma umano, causando tumori. Secondo il dottor Robert Malone – figura apprezzata negli ambienti No-vax -, un brevetto di Moderna del 2019 dimostrerebbe la consapevolezza dell’azienda sui rischi di «mutagenesi inserzionale». Il chirurgo generale della Florida, Joseph Ladapo aveva espresso preoccupazioni simili. Si basava sul preprint di McKernan e sulla presenza di sequenze di DNA del virus delle scimmie SV40.

Non ci sono prove scientifiche che il DNA estraneo, anche se in quantità significative, possa integrarsi nel genoma umano e causare tumori. Studi scientifici e pareri di esperti in biologia molecolare e oncologia smentiscono le preoccupazioni sulla pericolosità del DNA estraneo. Lo stesso Buckhaults ha successivamente precisato che le sue affermazioni sui rischi erano «teoriche» e che non c’è motivo di preoccuparsi per le vaccinazioni passate. Le agenzie di regolamentazione come la FDA e il CDC richiedendo ai produttori di sottoporre a test rigorosi ogni lotto.

Il prof. David H. Gorski, docente di chirurgia e oncologia presso la Wayne State University School of Medicine e divulgatore scientifico, aveva contestato in una sua pubblicazione le affermazioni di Buckhaults:

«La mutagenesi inserzionale può portare al cancro solo se la mutazione attiva o aumenta l’espressione di oncogeni (geni che causano il cancro) o inattiva i geni soppressori del tumore. Questi geni occupano solo una piccola percentuale del genoma e le mutazioni devono essere di tipo molto specifico per avere anche solo la possibilità di indurre il cancro. In altre parole, è un processo molto inefficiente, soprattutto nelle cellule che non si dividono, come le cellule muscolari in cui vengono iniettati i vaccini. Ciò di cui sta blatera sembra spaventoso ma è incredibilmente improbabile».

Per approfondire potete leggere le nostre precedenti analisi qui, qui e qui.

Lo studio tedesco e la rivista che lo ha pubblicato

Torniamo ora la paper in oggetto della rivista «Science, Public Health and The Law». Si tratta di un sito Web che pubblica contenuti dove i bias No vax e complottisti abbondano. Prendiamo per esempio l’articolo sul processo a Bill Gates per i danni da vaccino. In un altro si parla di come la parzialità dei media avrebbe favorito Kamala Harris nelle elezioni presidenziali. Oppure si sostiene che «l’accesso all’idrossiclorochina è associato a una riduzione della mortalità da COVID-19: un’analisi transnazionale».

Diamo ora un’occhiata all’Editorial Board della rivista. Vi troviamo per esempio Peter McCullough, noto per le sue attività contro i vaccini rivelatesi infondate, e per il suo potenziale conflitto di interesse, visto che promuove un «protocollo detox» ai vaccinati Covid. Subito sotto c’è Harald Walach (Ph.D in psicologia clinica, insegna mindfulness agli studenti di medicina), lo stesso professore dell’Università di Poznan dello studio che suggeriva la pericolosità dei vaccini anti-Covid, successivamente ritrattato perché basato su dati non verificati. Walach ha anche sostenuto – in un’altro paper -, che «le mascherine espongono i bambini a troppa anidride carbonica». Non possiamo analizzare i trascorsi di tutti i membri elencati, ma riconosciamo diversi altri personaggi che abbiamo conosciuto attraverso le loro attività scientificamente “controverse”. Notiamo per esempio che c’è anche il professor Sucharit Bhakdi, autore di bufale sulla proteina Spike tossica. C’è anche un certo «Didier Roault», forse intendono quel Raoult? Il guru dell’idrossiclorochina che continua a “collezionare” studi ritrattati? Poi troviamo il nome di Richard Urso, a noi noto per le bufale sui vaccini cancerogeni.

I potenziali bias degli autori

Lo studio in oggetto inoltre risulta co-firmato da un altro membro dell’editorial board, cosa che pone legittimi dubbi sulla imparzialità della peer review. Ci riferiamo alla professoressa Ulrike Kämmerer. Si tratta forse dello stesso personaggio che negava l’affidabilità dei test PCR? Sulle conseguenze delle sue affermazioni pseudoscentifiche trovate maggiori informazioni qui. Lo stesso editor-in-chief James Lyons-Weiler è stato il co-autore di uno studio, che avrebbe dimostrato come i bambini non vaccinati fossero più sani dei vaccinati, successivamente ritrattato.

Quel che resta è una ricerca basata sulle solite fiale di vaccino il cui stato di conservazione resta poco chiaro, con test condotti su colture cellulari, senza dimostrare alcun collegamento con presunti eventi avversi in pazienti vaccinati. Gli stessi autori riportano in conclusione del paper un paragrafo a parte, dedicato ai limiti della loro ricerca. Alcuni passaggi sembrano confermare le nostre perplessità. «Quando sono stati condotti gli esperimenti (2023) – spiegano i ricercatori -, la data di scadenza dei tre lotti di vaccino monovalente specificata dal produttore era già trascorsa».

Conclusioni

Lo studio sul presunto DNA estraneo nei vaccini è apparso in una rivista che elenca tra i membri del suo editorial board diverse figure di spicco nel mondo della disinformazione sui vaccini. Compresa una dei co-firmatari della ricerca stessa. Lo studio, condotto su colture cellulari con vaccini scaduti, non è sufficiente a dimostrare che i vaccinati corrano rischi alla salute dovuti a una presunta contaminazione di DNA estraneo.

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