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TikTok, jihad e integralismo: come funzionava la banda della Da’wa, i giovanissimi arrestati per terrorismo tra Bologna e Spoleto

25 Dicembre 2024 - 16:36 Stefania Carboni
da wa arresti terrorismo
da wa arresti terrorismo
I video del prima e dopo la "cura" Islam e un libro per avvicinare i più piccoli ai precetti dell'integralismo. Cosa c'è da sapere sull'inchiesta, incluso il quinto indagato (e ricercato) ora in Etiopia

Giovanissimi, bravi con i social, specialmente su TikTok, ed estremamente religiosi. Questi i profili, riportati da Ansa, che emergono dal gruppo “Da’wa” (La chiamata), per cui la Procura di Bologna coordinata dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ha effettuato cinque arresti in quattro regioni diverse in Italia. La leader del gruppo era una ragazza, 22enne, tornata da poco dal Pakistan, suo paese natale, nemmeno due settimane fa e residente a Bologna. Con lei è finito sotto indagine anche il fratello di 19 anni. La giovane è accusata di aver messo in piedi, tramite i social, un’associazione terroristica dedita alla promozione, al consolidamento e al rafforzamento di formazioni come “Al Qaeda” e lo “Stato Islamico“. Quattro della banda sono finiti in carcere da ieri: i due fratelli di Bologna, una 18enne di Spoleto di famiglia originaria dell’Algeria e un 27enne di origine turca residente a Monfalcone. Un quinto indagato, un 20enne di origine marocchina residente a Milano, è ricercato in quanto partito per l’Etiopia a novembre di quest’anno.

Il sogno di diventare jihadista e i video su TikTok: nella mente della leader 22enne

Nelle conversazioni tra la presunta leader e l’altra ragazza del gruppo emerge il desiderio di andare a viver fuori per raggiungere campi di addestramento jihadisti o comunque a forte impronta islamica. La 22enne avrebbe fatto proselitismo on line, con video su TikTokk, preghiere in lingua italiana, per avvicinare più giovani al suo mondo. Per lei dopodomani è fissato l’interrogatorio di garanzia a Bologna, insieme a quello di un altro indagato. La ragazza è difesa dall’avvocato Simone Romano.

I prima e dopo la “cura” del fratello e il libro del “giovane musulmano”

Dalle carte dell’inchiesta emerge anche l’attività social di alcuni membri del gruppo tra cui i video che mostravano un prima e dopo i dettami dell’Islam. Come modello si sarebbe utilizzato il fratello 19enne della presunta leader del gruppo. E proprio per questa attività social che l’autorità giudiziaria contesta in particolare l’ipotesi dell’addestramento finalizzato a un possibile arruolamento nell’ambito di organizzazioni terroristiche jihadiste. Il ragazzo, definito nelle indagini inizialmente riluttante, in pochi mesi compie una radicale trasformazione. Dall’abbigliamento occidentale si mostra poi, sempre in rete, con abiti tradizionali del suo paese d’origine intento a recitare preghiere. Nelle conversazioni intercettate tra la 22enne e una 18enne del gruppo emerge la preoccupazione di quest’ultima verso il fratellino di 7 anni. lei, di famiglia algerina, temeva che il piccolo ricevesse una influenza negativa nella frequentazione della scuola italiana. Le due, attraverso la gestione di diversi profili social che gestivano, hanno fatto circolare la traduzione in inglese e italiano di un libro per bambini, chiamato “Il giovane musulmano“, per l’insegnamento ai più piccoli dei principi dell’Islam, con accezione, secondo gli inquirenti alla jihad violenta.

(in copertina foto di MATAQ Darul Ulum su Unsplash)

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