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Ecco i 25 migliori album del 2024. Non arrendiamoci, la musica italiana di qualità esiste

25 Dicembre 2024 - 19:41 Gabriele Fazio

Da Marracash a Erica Mou, da Cremonini a Claudym, ecco la nostra classifica dell’anno che sta per chiudersi

Se c’è un problema nella discografia italiana, e c’è, ed è stato più volte denunciato da queste pagine, non riguarda – come il caso Tony Effe sta facendo discutere in questi giorni – una qualche presunta morale che gli artisti dovrebbero seguire. Tutto sommato, nonostante il comune sconforto di tutti gli over 30 lì fuori, non è nemmeno una questione di qualità, citazione che ci piace utilizzare proprio nell’anno dello strepitoso ritorno ai live dei CCCP, perché pensare il contrario significherebbe ammettere che nella musica italiana di oggi non c’è qualità e questa è una falsità bella e buona. La musica italiana continua a essere quella che è sempre stata: strabica. Incastrata tra ciò che va nel mondo, quindi il rap, che non è un caso italiano, i tormentoni estivi e una passione per la melodia che sfiora l’inquietante. Non era diverso in passato e il passato non era esente dalle stesse critiche targate “boomer” che sentiamo oggi. I figli che ascoltano roba diversa dai padri non ci sembra esattamente questa grossa rivoluzione culturale. Ma un problema, dicevamo, c’è, ma più che la qualità riguarda l’ingordigia. Per esempio la possibilità, nuova, nell’epoca della musica digitale, fluida, dei social (soprattutto dei social), di individuare ed investire sul tutto e subito. Una possibilità da leccarsi i baffi per un’industria che prima dell’avvento di Spotify rischiava letteralmente la bancarotta, massacrata dalla pirateria. La differenza una volta, manco a dirlo, la facevano i soldi, produrre un disco costava talmente tanto che non c’era spazio nel sistema per investire su un trend, era necessario trovare qualcuno che avesse qualcosa da dire per un lungo lasso di tempo. I flop costavano troppi quattrini. Per questo gli album avevano un senso, per questo gli artisti sparivano per anni per lavorare alla propria opera, per questo la musica che usciva, a prescindere dal valore intrinseco, era sicuramente più lavorata, più significativa, meno industriale, nell’accezione più Fordiana del termine. L’ingordigia dunque. L’ingordigia delle major cui core business sta diventando la musica disimpegnata, che vende dieci volte di più, e se non funziona non è un problema, perché produrre quel disco è costato talmente poco che basta aprire Instagram o TikTok per trovare il prossimo limone per la prossima limonata. L’ingordigia dei direttori artistici del Festival di Sanremo, che per un punto di share in più manderebbero (hanno mandato, manderanno) su quel palco qualsiasi influencer di passaggio. L’ingordigia di un’industria che non considera minimamente il fatto che la materia prima che tratta è un’arte. L’ingordigia famelica derivante da un appiattimento della soglia dell’attenzione clinico, talmente verticale che ci viene da pensare che non è più un mondo fatto di De André, e questo purtroppo lo sappiamo, ma se anche ci fosse un De André non ce ne accorgeremmo nemmeno. Questo è triste, questo è grave. Ma, attenzione, non meno grave di quanto non lo sia pensare che nella musica di oggi sono tutti dei Tony Effe, approcciarsi ad una disciplina solida ed interessantissima come il rap con tale superficialità. Farsi trarre in inganno da un tatuaggio in più, da un ritmo più elettronico, più sofisticato e mandare in malora qualsiasi cosa non ricordi vagamente Domenico Modugno. Ci vuole equilibrio e ci vuole attenzione. Proprio per questo è significativo, arrivati a questo punto della stagione, tirare le somme sul meglio che la discografia italiana ci ha regalato quest’anno.

I 25 migliori album italiani del 2024

Noi vi proponiamo i nostri 25 migliori album italiani del 2024, ma sarebbero potuti essere tranquillamente oltre 100. 100 dischi italiani validi in 12 mesi vuol dire oltre 8 dischi validi al mese che, se fossero ascoltati, se riuscissimo ad individuarli e farli respirare dentro di noi con la giusta calma, come quando la musica non era gratuita, per intenderci, avremmo tutti una visione un pò più umana e meno preoccupante di ciò che succede nella musica italiana e riusciremmo a ridimensionare con serenità i Tony Effe, che non ha colpe per ciò che fa o non fa, a ciò che rappresentano: fenomeni mediatici passeggeri privi di qualsiasi sostanza dei quali possiamo serenamente sorridere. Altro che cancellare. Con questo spirito vi invitiamo a leggere la classifica che segue, senza la morbosità del “quello batte quell’altro”, ma solo con la curiosità e volontà di ascoltare quello che per noi è il meglio della musica italiana nel 2024, al di là dei numeri, degli stream, dei biglietti venduti. Musica. Musica e basta.