Christian Raimo annuncia ufficialmente il ricorso contro la sospensione da scuola per le critiche al ministro Valditara
Christian Raimo annuncia il ricorso contro il provvedimento disciplinare che lo ha sospeso per tre mesi dall’insegnamento e gli ha decurtato lo stipendio a metà per aver attaccato pubblicamente il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. «È un ricorso molto complesso, ed è complesso per varie ragioni, soprattutto giuridiche. Si tratta di capire quali sono i confini della libertà di espressione degli insegnanti e dei dipendenti pubblici in genere. Per adesso c’è un codice di comportamento che ho violato, e mi sto attenendo alla sanzione», annuncia lo scrittore. «Ci sono cinque piani: quello giuridico, quello sindacale, quello politico, quello mediatico, e quello – il più interessante – linguistico, specialmente quello pragmatico», prosegue in un lungo post social.
Il piano giuridico
Lo scrittore ammette che il piano giuridico è quello più immediato e visibile: il ricorso si confronta con norme che regolano la libertà di espressione, ma la discussione sulla sua applicazione tende a ridurre il confronto a una questione di procedura legale, rischiando – a suo avviso – di svuotare il dibattito politico più ampio. Un aspetto che, secondo Raimo, «è uno degli effetti peggiori di aver costruito per anni molta della mobilitazione politica intorno alla dimensione giuridica. Da Mani pulite all’antiberlusconismo: invece di immaginare come contestare il merito di politiche orripilanti, e rivendicare una dimensione di libertà diversa, ci si è accontentati di un populismo penale anche a sinistra. Adesso ci si ritorce ovviamente tutto contro».
Il piano sindacale e mediatico
Sul piano sindacale, l’autore ha poche speranze. «Non esiste una coscienza di classe tra lavoratori della cultura e della conoscenza in generale, figuriamoci tra lavoratori nel complesso. Scuola, editoria, università, media, istituzioni culturali… è una terra guasta praticamente desindacalizzata», commenta. E anche il piano politico presenta delle difficoltà. Raimo osserva come la sinistra abbia perso rapidamente la sua egemonia culturale, mentre la destra, spesso «sottovalutata o derisa», sta acquisendo sempre più legittimità, attraverso «politiche nazionaliste». Quanto, invece, al piano mediatico, per il docente è «l’unico dove il conflitto sia possibile». Tuttavia, sottolinea che «questa è stata ed è la peggiore, la più scema anche, delle illusioni. Il piano mediatico è un gioco permanente a somma zero». La visibilità politica, spiega, ha sostituito l’impegno reale, e la politica è diventata spesso un esercizio di consumismo, in cui il conflitto sembra esserci sempre, ma in realtà non viene mai portato a termine.
Il piano linguistico: «Baci troskisti»
Infine, il piano linguistico è quello che più preme Raimo, perché riguarda la natura stessa della libertà di espressione. In un contesto di «postverità» e saturazione informativa, ritiene che si stia correndo il rischio di ridurre la libertà di parola a una mera questione di contenuto letterale, tralasciando aspetti come ironia, paradosso e poesia. E sceglie di concludere il lungo post sui social citando una frase e un episodio del romanzo Lo Scherzo di Milan Kundera: «Baci troskisti». Lo scrittore spiega: «Il protagonista, uno studente di Ludvík scrive, per scherzo, una cartolina con scritto Baci troskisti alla sua fidanzata. Siamo a Praga, negli anni cinquanta. Per quello scherzo Ludvík finisce in galera. Il suo scherzo è preso sul serio».