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Il testamento biologico sotto il tergicristalli, gli abiti per il funerale e i soldi per la beneficenza. Il “piano del suicidio” di Alessandro e Cristina

27 Dicembre 2024 - 15:09 Ugo Milano
coppia si suicida insieme orbassano
coppia si suicida insieme orbassano
Alessandro Giacoletto e Cristina Masera sono stati trovati il 9 dicembre privi di coscienza all'interno della loro auto a Torino, con un tubo collegato alla marmitta. La loro figlia si era tolta la vita a 28 anni, dopo aver subito abusi da un parente

Il testamento biologico sotto il tergicristalli, una valigia con degli abiti da indossare per il funerale e alcune disposizioni per opere di beneficenza. Sono alcuni degli elementi che fanno pensare agli inquirenti che Alessandro Giacoletto e Cristina Masera, una coppia di professionisti di Orbassano (Torino), abbiano pianificato il suicidio messo in atto il 9 dicembre. I due coniugi sono stati trovati da un’amica all’interno dell’auto nel loro garage con i finestrini alzati e un tubo collegato alla marmitta. La donna è morta il 18 dicembre, l’uomo cinque giorni dopo alle Molinette di Torino. Dietro il loro gesto ci sarebbe un’altra tragedia: il suicidio della figlia, Chiara, il 4 febbraio 2022 all’età di 28 anni. Da bambina era stata vittima di abusi da parte di un familiare «insospettabile».

Gli indizi della pianificazione

A quanto riporta il Corriere, la coppia in passato aveva già tentato il suicidio. Prima del 9 dicembre avrebbero però pensato a tutto. Secondo alcuni vicini sentiti da La Stampa, avevano venduto la farmacia e la casa di proprietà. E avrebbero disposto donazioni da fare in beneficenza. Oltre a ciò che è stato trovato in garage e nell’abitazione della coppia, a rafforzare la tesi del suicidio pianificato, ci sarebbero anche i medicinali ingeriti da moglie e marito. Prima di entrare in auto hanno assunto un mix di insulina e altri farmaci.

L’intervista sull’«omicidio psichico»

Pochi giorni prima di togliersi la vita, Giacoletto aveva rilasciato un’intervista all’amico Paolo Polastri, giornalista della testata locale l’Eco del Chisone. Qui aveva raccontato ancora una volta il dramma vissuto dalla figlia e di cui loro erano venuti a conoscenza soltanto dopo il suo suicidio. Dopo anni di rimozione, nella ragazza il trauma era riemerso quando aveva intrapreso gli studi di Medicina. Era riuscita a raggiungere la verità grazie a uno psicoterapeuta al quale aveva confessato tutto. Verità raccontata anche in una pagina di diario prima di togliersi la vita. Il padre agli eventi che teneva per sensibilizzare sul tema i più giovani e per trasmettere la storia della figlia diceva sempre che era «inesatto parlare di suicidio», ma era più giusto parlare di «omicidio psichico». «Il 4 febbraio siamo morti anche noi», aveva detto il padre dopo la scoperta del corpo esanime della figlia. A distanza di due anni i genitori non ce l’hanno fatta ad andare avanti senza di lei: «Ora spero che trovino quella pace eterna che hanno meritato», si augura l’amico di famiglia Alessandro Bassignana.

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