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La giornalista Cecilia Sala arrestata a Teheran. Tajani: «È in buona salute». Solidarietà politica bipartisan

Il ministro degli Esteri: «Non conosciamo le accuse, non ha scritto nulla di grave». I dettagli sull'arresto dall'editore, Chora Media. Tutti gli aggiornamenti

La conferma è arrivata dalla Farnesina. La giornalista Cecilia Sala, esperta di esteri, giornalista del Foglio e di Chora News, è stata arrestata a Teheran. Il fermo è avvenuto il 19 dicembre scorso. La 29enne era nel Paese dal 12 dicembre scorso e sarebbe dovuta rientrare venerdì 20. «Su disposizione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, l’ambasciata e il consolato d’Italia a Teheran stanno seguendo il caso» dell’arresto, «con la massima attenzione sin dal suo inizio. In coordinamento con la presidenza del Consiglio, la Farnesina ha lavorato con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Sala e verificare le condizioni della sua detenzione. Oggi l’ambasciatrice d’Italia Paola Amadei ha effettuato una visita consolare per verificare le condizioni e lo stato di detenzione della dottoressa Sala. La famiglia è stata informata dei risultati della visita. In accordo con i genitori della giornalista, la Farnesina invita alla massima discrezione la stampa per agevolare una veloce e positiva risoluzione della vicenda». Il ministero aggiunge come la 29enne abbia avuto la «possibilità di effettuare due telefonate con i parenti» dal giorno della sua detenzione.

23:30 Usa: «Siamo a conoscenza delle notizie sull’arresto della giornalista Sala»

«Siamo a conoscenza» delle notizie sull’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran e «chiediamo ancora una volta il rilascio immediato e incondizionato di tutti i prigionieri detenuti in Iran senza giusta causa». Lo afferma un portavoce del Dipartimento di Stato. «Sfortunatamente il regime iraniano continua a detenere ingiustamente i cittadini di molti paesi, spesso per utilizzarli come leva politica. Non c’è giustificazione e dovrebbero essere rilasciati immediatamente», ha aggiunto osservando che «i giornalisti svolgono un lavoro fondamentale per informare il pubblico, spesso in condizioni pericolose e devono essere protetti».

22.30 Ue: «Seguiamo da vicino il caso di Cecilia Sala»

La Commissione europea «segue da vicino» la situazione: lo fa sapere all’Ansa il portavoce dell’esecutivo Ue responsabile per la Politica estera, Anouar El Anouni, senza aggiungere altri commenti a tutela della riservatezza dei contatti diplomatici. A Bruxelles il caso è considerato particolarmente «sensibile» data la sua connessione con Teheran.

19.00 Da Salis a FdI, mobilitazione collettiva della politica

Per una volta la politica è effettivamente unanime nell’esprimere la solidarietà alla giornalista e l’appello al governo affinché faccia ogni azione possibile per farla liberare rapidamente. Da Ilaria Salis, eurodeputata con posizioni radicali e vicina al mondo anarchico, che sui social scrive «Free Cecilia, Cecilia libera», fino a Carlo Fidanza, di FdI: «Seguiamo con preoccupazione l’arresto a Teheran della coraggiosa giornalista Cecilia Sala. Abbiamo piena fiducia nel nostro Governo, che si è da subito attivato per ottenere la sua scarcerazione e il suo rimpatrio immediato. Forza Cecilia!». Ma sono da citare tutti i leader di partito, inclusa Elly Schlein, Nicola Fratoianni, Carlo Calenda, mentre gli esponenti di governo sono più cauti, per ovvie necessità di riserbo.

17.00 Tajani: «Condizioni di salute buone»

Ai microfoni della Rai il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha spiegato che dopo la visita di oggi dell’ambasciatrice italiana ci sono rassicurazioni che la giornalista, 29enne, sia in buone condizioni: «È in buona salute. Vedremo quali sono i capi di imputazione. Il governo sta lavorando con la massima discrezione per cercare di riportarla in Italia», ha spiegato. Aggiungendo poi: «Stiamo lavorando in maniera molto intensa con il ministero degli Esteri e il nostro consolato in sintonia con la presidenza del Consiglio. Non possiamo dire altro al momento, stiamo monitorando la situazione con molta attenzione». Al momento non si conoscono i capi di imputazione: «Ma mi sembra che le cose che (Sala) ha detto non fossero particolarmente gravi nei suoi articoli, ha ottenuto anche delle interviste da vertici importanti dei Pasdaran».

15.45 La ricostruzione dell’editore, Calabresi

ANSA/TINO ROMANO

Mario Calabresi, Ceo e fondatore di Chora Media, ha spiegato ai microfoni di Rainews24: «Ci siamo preoccupati appena non ha mandato la puntata del podcast Stories. Nella tarda mattinata di venerdì, Cecilia ha chiamato la madre ma ha potuto sololeggere un testo scritto. Alle domande ha risposto: “Non sono autorizzata a rispondere”, solo ieri ha fatto le ulteriori telefonate al padre e al compagno, Daniele Raineri». Calabresi sottolinea che il comportamento di Sala è stato corretto e rispettoso dei limiti fissati dal governo iraniano: «Le autorità le avevano dato un regolare visto giornalistico per otto giorni che lei ha rispettato, non facendo nulla di inusuale. Sapevano che avrebbe curato il podcast Stories e di cosa si occupava, ovviamente non faceva propaganda ma parlava di libertà, ma ha anche intervistato un pasdaran. Per questo l’arresto ci appare incomprensibile».

14.30 Le rassicurazioni del ministro Crosetto

Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è l’altro, oltre al titolare della Farnesina, che potrebbe avere un ruolo importante nella liberazione della cronista. Su Twitter, ha scritto: «Fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane, tutto il governo, in primis il presidente Giorgia Meloni ed il ministro Tajani, si è mosso per farla liberare. Ogni persona che poteva e può essere utile per ottenere questo obiettivo si è messa al lavoro. Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada».

13.40 La solidarietà di Alessia Piperno

La blogger italiana Alessia Piperno che nel 2022 era stata arrestata, sempre a Teheran e rilasciata dopo 45 giorni, contattata dall’Ansa ha espresso la propria solidarietà alla giornalista: «A Cecilia Sala idealmente dico di tenere duro come ho fatto io per 45 giorni: nel carcere di Evin a noi stranieri fisicamente non torcono un capello, ma mentalmente ti provano molto. So cosa vuol dire il terrore di stare in una cella da soli. Abbraccio i suoi genitori, immagino il loro dolore che è come quello che hanno provato i miei».

13.00 La ricostruzione da parte dell’editore

Pochi minuti dopo l’annuncio della Farnesina, anche l’editore Chora News ha diffuso una nota per raccontare ciò che è accaduto. «È stata arrestata a Teheran giovedì 19 dicembre ed è in carcere, in una cella di isolamento, da una settimana. È stata portata nella prigione di Evin, quella dove vengono tenuti i dissidenti, e il motivo del suo incomprensibile arresto non è ancora stato formalizzato», la denuncia dell’editore. «Cecilia era partita il 12 dicembre da Roma per l’Iran con un regolare visto giornalistico e le tutele di una giornalista in trasferta. Aveva fatto una serie di interviste e realizzato tre puntate del suo podcast Stories di Chora News. Sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto», spiega la società che si occupa di storytelling, «conoscendo Cecilia, che ha sempre mandato gli audio per le puntate del podcast con estrema puntualità anche dal fronte ucraino nei momenti più difficili, ci siamo preoccupati e, insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, abbiamo allertato l’Unita di Crisi del Ministero degli Esteri. Abbiamo chiamato i suoi contatti iraniani, ma nessuno sapeva dove fosse finita. La mattina di venerdì non si è imbarcata sul volo di ritorno e la situazione si è fatta ancora più angosciante». Poi è arrivata una telefonata: «Poche ore più tardi il suo telefono si è riacceso: Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una breve telefonata. Non ha potuto dire altro. Da quel momento è cominciata l’attività delle autorità italiane».

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