I nuovi Lea: dall’endometriosi alla celiachia, quali cure diventano gratis dal 30 dicembre
Sono 1.100 le prestazioni sanitarie che dal 30 dicembre 2024 entreranno a far parte dei Lea, Livelli Essenziali d’Assistenza, e cioè in tutti quei servizi che il sistema sanitario nazionale è tenuto a fornire ai cittadini in modo gratuito. L’aggiornamento del decreto tariffe è avvenuto dopo 28 anni, con la revisione oltre tremila prestazioni e un investimento complessivo di 550 milioni di euro. Dall’endometriosi ai disturbi alimentari, dalla celiachia alle prestazioni procreazione medicalmente assistita, nel nuovo Nomenclatore anche patologie troppo a lungo sottovalutate dalla rete di cura nazionale. Per quanto la definizione di Lea comprenda servizi e prestazioni da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale, molto si giocherà sul terreno regionale, con tutto quello che comporta per le amministrazioni ancora troppo indietro nelle procedure di prevenzione, cura e riabilitazione.
Lea, l’iter complicato dell’assistenza sanitaria in Italia
L’aggiornamento dei Lea è cruciale per rispondere alle evoluzioni delle conoscenze scientifiche e alle nuove esigenze dei pazienti. Si tratta di cure preventive come i vaccini, visite specialistiche, screening oncologici, cure per malattie croniche e rare oltre a trattamenti per alcune patologie specifiche. Dopo il Dpcm del 2017, l’elenco non era mai più stato aggiornato. I due nuovi elenchi tariffari relativi alla specialistica e alla protesica erano rimasti fermi al 1996 e al 1999. Dal 2018 l’aggiornamento è poi rimasto in attesa di applicazione concreta: nonostante l’annuncio del ministro della Salute Schillaci nell’aprile 2023 di aver finalmente sbloccato la situazione dopo sei anni dall’approvazione dei “nuovi Lea” nel 2017, i problemi non si sono risolti. La scadenza inizialmente prevista per gennaio 2024 è stata ulteriormente posticipata a causa di contestazioni, soprattutto da parte dei laboratori e dei privati accreditati, che hanno giudicato inadeguati i prezzi assegnati a diverse prestazioni, dalle visite mediche agli interventi ambulatoriali. Dopo l’ennesima trattativa tra ministero della Salute e presidenti di Regione, l’obiettivo raggiunto tramite decreto è stata l’istituzione di oltre 3mila tra vecchie e nuove prestazioni, con una particolare attenzione alla specialistica ambulatoriale.
Tra le nuove patologie incluse
Con l’ultimo aggiornamento, previsto per il 2024 e attivo dal 30 dicembre, sono state inserite alcune patologie di forte rilevanza sociale e sanitaria. Tra queste:
- Endometriosi: patologia ginecologica cronica e debilitante, che interessa milioni di donne in Italia.
- Celiachia: malattia autoimmune che richiede una rigorosa dieta priva di glutine per evitare complicanze.
- Procreazione Medicalmente Assistita (PMA): L’accesso a tecniche di fecondazione assistita sarà garantito come diritto, ampliando le possibilità di trattamento per le coppie con difficoltà riproduttive.
- Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA): anoressia, bulimia, disturbi correlati, che colpiscono soprattutto adolescenti e giovani adulti.
E ancora si prevede il potenziamento della diagnostica per immagini in grado di consentire diagnosi più rapide e affidabili e nuovi screening neonatali. Viene poi introdotta la consulenza genetica per coloro che si sottopongono a un’ indagine utile a confermare o a escludere un sospetto diagnostico, e aggiornate le prestazioni di radioterapia. Nell’elenco delle prestazioni di assistenza tramite apparecchiature e protesi compaiono:
- ausili di comunicazione e informatici per persone con disabilità grave, inclusi comunicatori oculari e tastiere specifiche
- apparecchi acustici a tecnologia digitale
- arti artificiali a tecnologia avanzata e sistemi di riconoscimento vocale e di puntamento con lo sguardo
- attrezzature domotiche e sensori di comando e controllo per ambienti
Le disparità regionali: il tallone d’Achille del sistema
«L’obiettivo del decreto tariffe è assicurare su tutto il territorio nazionale la piena erogazione dei nuovi Lea», ha dichiarato il ministro della Salute Orazio Schillaci, «superando le disomogeneità assistenziali tra i cittadini che potranno finalmente usufruire in ogni area della nazione di prestazioni al passo con le innovazioni medico scientifiche per la specialistica ambulatoriale e per la protesica». Una promessa di uniformità che dovrà scontrarsi con l’efficienza dei servizi sanitari di regione in regione. Una delle questioni più spinose per il nostro sistema sanitario è senz’altro la gestione territoriale delle prestazioni, in balia spesso di arretratezze e scarsità di risorse. Il tema è tornato prepotentemente di attualità con il Ddl Autonomia, contestato da opposizioni e associazioni – e dichiarato in parte illegittimo dalla Corte Costituzionale – anche su questo terreno: le regioni che sono più avanti nell’applicazione dei Lea sono, infatti, quelle che hanno chiesto maggiore autonomia.
In Italia ben 12 regioni su 20 non garantiscono neppure la minima sufficienza dei livelli essenziali di assistenza. Da qui i numerosi “viaggi della salute” che centinaia di pazienti ogni anno sono costretti a fare per raggiungere la regione in grado di poter offrire le cure più adatte. Le società scientifiche continuano a chiedere soluzioni per le lunghe liste di attesa su prestazioni diagnostiche necessarie e per la diseguaglianza nella disponibilità di terapie cruciali per il decorso di malattie spesso gravi.