Ucraina, altro che pace: Putin prepara l’assalto in Kursk e Donbass. I timori Usa: «Kiev non reggerà»
Cosa intendeva dire Vladimir Putin quando ha detto che la Russia vuole «chiudere la guerra, non solo congelarla»? Chi spera nella pace ha voluto vedere nelle parole pronunciate ieri dal leader russo il seme di un’apertura. Magari corroborata dalla consapevolezza dell’arrivo imminente alla Casa Bianca di Donald Trump, che ha già detto di voler parlare quanto prima con Putin per trovare il modo di farla finita con la guerra. Ma le parole sempre oblique dell’autocrate di Mosca si prestano facilmente pure a un’altra interpretazione: Putin vuole chiudere la guerra e «non solo congelarla» perché vuole dare la spallata definitiva all’Ucraina che sogna ormai da quasi tre anni, per poi consolidare le annessioni in un accordo scritto nero su bianco. È in questa direzione che puntano le indiscrezioni sulla strategia militare di Mosca consegnate da funzionari Usa a Bloomberg. Tutt’altro che incoraggianti per l’Ucraina. La Russia potrebbe presto riprendere il controllo del Kursk, la regione conquistata dalle forze di Kiev in un’offensiva lanciata a sorpresa dallo scorso agosto. Metà di quella porzione di terra è già da considerarsi persa, ripresa con la forza dai soldati di Mosca. Coadiuvati come noto da qualche mese pure dai “colleghi” nordcoreani. Carne da macello che Putin e Kim Jong-Un non si fanno problemi a spedire al fronte in quantità.
La spallata nel Kursk
Dei circa 12mila soldati che si stima Pyongyang abbia inviato a combattere nel Kursk, solo nell’ultima settimana oltre mille sarebbero caduti o rimasti feriti, ha detto oggi in un briefing coi cronisti il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby. «Assalti di massa contro le posizione ucraini», li ha definiti l’esponente dell’amministrazione Biden. Che qualche effetto, al netto delle enormi perdite, l’hanno già ottenuto. Ora Mosca potrebbe tentare di passare all’incasso, completando la riconquista del Kursk. L’iniziativa militare concertata potrebbe partire già da gennaio, fanno sapere a Bloomberg anonime fonti Usa. E in ogni caso difficilmente l’Ucraina riuscirà a mantenere il controllo di quel pezzo di terra russa più in là della prossima primavera. Tradotto: Putin è determinato ad arrivare al tavolo dei negoziati – o ciò che gli assomiglierà – avendo “liberato” il suo Paese dalle forze ucraine, togliendo a Volodymyr Zelensky quello che da sempre considerava un asset fondamentale da mettere in gioco nelle trattative.
Il fronte del Donbass e i timori Usa
Tutto ciò mentre l’avanzata russa procede, lenta ma metodica, pure nel Donbass, dove nonostante le resistenze ucraine la presa dello snodo logistico cruciale di Pokrovsk da parte delle forze moscovite è considerata nient’altro che una «questione di tempo». Tutt’al più agli ucraini resterà da scegliere se ritirarsi o resistere sino all’ultimo e poi dichiarare la resa. Ecco perché per la Casa Bianca le considerazioni di ieri di Putin sulla prossima «chiusura della guerra» sono da considerarsi «vacue. Non è un uomo che va preso seriamente quando si parla di una soluzione».