Milano, la denuncia della madre: «Il teatro Arcimboldi ha allontanato mio figlio disabile». La direzione: «Chiesto di uscire solo per poco»
«Dopo meno di mezz’ora, oltre a tre richiami da parte della maschera, è stato invitato a uscire». Così Stefania Rocca, madre di Francesco, ragazzo di 12 anni con disabilità, ha denunciato il presunto allontanamento del figlio dal musical Anastasia al Teatro Arcimboldi di Milano, il 25 dicembre. La donna, come riporta Repubblica, si è affidata ai social per raccontare l’episodio e per «diffondere più cultura sulla disabilità nei confronti di una società che vive di apparenze senza un minimo spirito natalizio». Il direttore artistico Gianmario Longoni ha però smentito la ricostruzione della madre: «Le maschere si sono limitate a chiedere ai genitori di uscire per qualche minuto, giusto il tempo di calmare il ragazzino. La signora e suo marito però si sono arrabbiati moltissimo».
L’allontanamento
Francesco è affetto dalla sindrome genetica RNU4-2, un disturbo del neurosviluppo. Il ragazzo, riporta la madre, «emetteva dei brevi urletti» che hanno suscitato le lamentele di alcuni spettatori. Così in un primo momento sono intervenute le maschere. Ma gli inviti a fare silenzio non hanno fatto altro che peggiorare la situazione: «Ogni volta che la maschera si avvicinava, Franci era più nervoso, perché infastidito dalla sua continua presenza e intromissione». Così alla fine hanno chiesto ai genitori di uscire insieme al figlio. Un allontanamento che, in base a quanto riferito da Longoni, doveva essere temporaneo. Ma che poi è diventato definitivo perché i genitori avrebbero deciso di lasciare il teatro.
Il ruolo delle maschere
In occasione della serata che cadeva il giorno di Natale, il teatro aveva deciso di donare oltre 400 biglietti a persone con diverse fragilità. Tra i selezionati c’erano Francesco e i suoi genitori. I soggetti con fragilità non erano però tutti dislocati in un’apposita area in modo da «non ghettizzarli». Ma «le maschere non erano tutte al corrente di dove fossero presenti i ragazzi», si legge nel post della madre. Che denuncia un’impreparazione da parte sia delle maschere sia dei vertici del teatro: «Trovo inaccettabile che un teatro come l’Arcimboldi professi inclusione, donando dei biglietti il giorno di Natale, per poi dimostrare una totale inadeguatezza nella gestione delle situazioni di lamentela degli spettatori nei confronti di ragazzi disabili. Mi sono confrontata sia con il direttore artistico Gianmario Longoni sia con la direttrice organizzativa Francesca Martinetto (quest’ultima non voleva nemmeno fornirmi il suo nominativo) e li ho trovati entrambi poco preparati sulla gestione della disabilità». Per Rocca «bastava davvero poco per evitare imbarazzo e disagio eppure non ho vissuto nessun tentativo di tolleranza e nessuno si è scusato».
La difesa di Longoni: «Continueremo con queste iniziative»
Il direttore Longoni ha però voluto dire la sua sull’episodio e chiarire alcuni passaggi come anche l’indirizzo del teatro. Innanzitutto ha chiarito che eventi, senza «alcuno scopo pubblicitario o commerciale», come quello del 25 dicembre si ripeteranno: «abbiamo la testa dura e continueremo a proporre queste iniziative per consentire a tutti di venire a teatro, perché i diritti sono di tutti. E quindi continueremo anche a ricevere critiche. Ne siamo consapevoli: solo chi non fa nulla non sbaglia mai». Per evitare nuovi disagi ed episodi simili «pretenderemo che alcuni rappresentanti delle associazioni siano presenti per aiutare le famiglie e il nostro personale a gestire situazioni di questo tipo. Le nostre maschere sono bravissimi ragazzi che sanno fare il loro lavoro e quotidianamente hanno a che fare con spettatori disabili, perché abbiamo sempre posti loro riservati, ma non sono operatori socio-sanitari». Quindi sul caso denunciato da Rocca, aggiunge: «Io li ho visti nel foyer, mi sono fatto avanti e mi sono immediatamente scusato. Abbiamo anche proposto loro di spostarsi in un altro punto del teatro, ma non hanno voluto sentire ragioni e mi hanno detto che avremmo fatto meglio a non invitare nessuno. Noi invece non ci fermeremo. Abbiamo invitato il ragazzo e la sua famiglia a tornare. Mi dispiace molto che la loro sensibilità sia stata ferita, ma spero che le altre centinaia di persone che abbiamo ospitato siano invece state bene».