Dal 1° gennaio il gas russo non passerà più per l’Ucraina: cosa cambia per l’Europa e quali sono i Paesi a rischio
Salvo sorprese dell’ultimo minuto, a partire dal 1° gennaio 2025 il gas russo smetterà di transitare per l’Ucraina. Un grattacapo tutt’altro che trascurabile per alcuni Paesi europei, che dipendono almeno in parte dal metano di Mosca. Il 31 dicembre 2024 scade l’accordo quinquennale tra Kiev e il Cremlino, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che si è detto non disponibile a trattare con il suo omologo Vladimir Putin. Quest’ultimo, neanche a dirlo, ha colto la palla al balzo per cercare di minare quella relazione tra Ucraina e Unione europea che dal 2022 Bruxelles cerca disperatamente di proteggere a tutti i costi.
Lo stallo nelle trattative tra Putin e Zelensky
Gli ucraini stanno «punendo l’Europa» fermando il transito del gas sul loro territorio, ha detto il presidente russo, citato dalla Tass. La Russia, ha assicurato Putin, è pronta a proseguire le esportazioni verso il Vecchio Continente facendo transitare il metano dalla Polonia. Una soluzione che però deve ancora essere discussa e approvata dai 27 Paesi Ue. «Non dovete far altro che premere il pulsante», ha incalzato il leader del Cremlino nel giorno di Santo Stefano. Zelensky, dal canto suo, ha detto che potrebbe prendere in considerazione di prolungare l’accordo con la Russia ma solo a condizione che Mosca non riceva alcun pagamento prima della fine della guerra. Una condizione giudicata semplicemente irricevibile dal Cremlino.
Quanto gas importa l’Unione europea dalla Russia
Lo stop al transito del gas russo in Ucraina ha agitato i mercati, con il prezzo del metano che nei giorni scorsi ha registrato rialzi importanti. A guardare i dati, però, lo scenario in Europa non è troppo preoccupante. A quasi tre anni dall’invasione dell’Ucraina, le forniture di gas russo ai Paesi Ue si sono ridotte drasticamente, grazie al programma della Commissione europea ribattezzato RePowerEu. Gli ultimi dati Eurostat, relativi ai primi tre mesi del 2024, dicono che il volume di gas naturale importato da Mosca è stato inferiore del 54% rispetto al primo trimestre del 2021. Ad aumentare, semmai, è il valore delle importazioni, ma solo a causa dei prezzi in forte crescita. «La quota della Russia nelle importazioni Ue di gas naturale allo stato gassoso – si legge nel report di Eurostat – è scesa leggermente dal 22% nel terzo trimestre del 2022 al 20% nel terzo trimestre del 2024». A questi dati, che si riferiscono al metano allo stato gassoso, vanno aggiunti poi quelli sul Gnl, il Gas naturale liquefatto.
Le rotte del gas russo verso l’Europa
Il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod, che porta il metano russo dalla Siberia all’Europa attraversando l’Ucraina, è una delle pochissime rotte del gas russo ancora aperte. Lo Yamal-Europa, che passa dalla Bielorussia, è stato chiuso, così come il Nord Stream, che passa sotto il Mar Baltico. Gli unici altri percorsi ancora operativi sono il Blue Stream e il Turk Stream, che transitano sotto il Mar Nero e arrivano in Turchia ma hanno una capacità limitata. Diversi governi europei, a partire da Francia e Germania, hanno appoggiato lo stop all’acquisto di gas dalla Russia. A opporsi sono invece i due Paesi considerati più vicini a Mosca: l’Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia di Robert Fico. Non è un caso, infatti, che siano proprio loro due gli unici capi di governo europei ad aver fatto visita a Putin nel corso del 2024.
I tre Paesi Ue che ancora dipendono da Mosca
Sia l’Ungheria che la Slovacchia, precisa Reuters, importano due terzi del gas da Mosca. E un discorso simile vale anche per l’Austria, che riceve la maggior parte del metano importato proprio dal gasdotto che attraversa l’Ucraina. L’Italia, invece, fa parte di quel gruppo di paesi europei che dopo il 2022 sono riusciti quasi ad annullare la propria dipendenza dal gas russo. I dati di Snam, riferiti alla stagione fredda a cavallo tra 2023 e 2024, dicono che le importazioni di metano da Mosca si sono fermate sotto il 2% del totale importato.
Il crollo del giro di affari di Gazprom in Europa
La strategia europea del programma RePowerEu, che ha incentivato i governi Ue ad affrancarsi dai combustibili fossili russi, ha avuto un impatto economico tutt’altro che indifferente sull’economia di Mosca. Nel 2021, la Russia garantiva il 35% del gas consumato nell’Unione europea, ma all’indomani della guerra in Ucraina il Cremlino si è visto costretto a rinunciare a una grossa fetta delle proprie entrate, con l’Europa che ha deciso di affidarsi sempre alle forniture di gas (più affidabili ma anche più costose) di Norvegia, Stati Uniti e Qatar. Nel 2023, Gazprom ha chiuso l’anno con una perdita netta di sette miliardi di dollari. Era dal 1999 che il colosso petrolifero russo non chiudeva un esercizio commerciale con il segno meno.
Foto di copertina: EPA/Maxim Shipenkov