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Alpinisti dispersi sul Gran Sasso, il ritrovamento a poca distanza l’uno dall’altro: «Siamo lontani ma riusciamo a parlarci tra noi»

alpinisti bloccati gran sasso
alpinisti bloccati gran sasso
Luca Perazzini e Cristian Gualdi sono stati trovati il 27 dicembre dopo giorni di meteo avverso che ha impedito le operazioni dei soccorritori. Erano scivolati nel canalone Valle dell'Inferno, a 2.400 m d'altezza

«Le abbiamo provate tutte». Alessandro Marucci, capo stazione del Soccorso Alpino dell’Aquila, commenta in modo amaro, al Corriere, la tragedia di Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti trovati morti il 27 dicembre sul Gran Sasso dopo giorni di ricerche rese impossibili dal meteo avverso. Le operazioni sono riprese solo quando le bufere di neve si sono fermate e i due uomini, scomparsi dal 22 dicembre, sono stati trovati dalle squadre dei soccorritori uno accanto all’altro. Erano scivolati nel canalone detto Valle dell’Inferno, a più di 2.400 m d’altezza. Erano in contatto l’uno con l’altro, si sentivano ma non si vedevano. Li separavano una manciata di metri, comunque troppi nella condizione di bianco assoluto in cui erano avvolti a causa delle difficili condizioni meteorologiche.

Il ritrovamento

I soccorritori si sono divisi in due squadre: una avrebbe raggiunto il canalone via terra, un’altra avrebbe prestato aiuto dall’alto grazie a due elicotteri. Si sono diretti al punto segnalato via telefono e poi attraverso le coordinate inviate via WhatsApp. «Quando il tempo l’ha consentito ci siamo mossi con alcune squadre da terra e con due elicotteri a sorvolare la zona. A un certo punto l’elicottero del 118 ha individuato uno dei due, Cristian, e i soccorritori sono andati lì», racconta Marucci che insieme ad altri è rimasto bloccato in montagna per giorni a causa di un problema all’impianto di risalita. Il corpo di Gualdi era quasi totalmente libero dalla neve. Per Luca i soccorritori si aspettavano di trovarlo un po’ più distante dal compagno di scalate. Almeno 15-20 metri in base alle stime calcolate sugli ultimi contatti telefonici avuti con gli alpinisti: «Siamo lontani ma riusciamo a parlarci tra noi», avevano detto ai soccorritori. Per questo le 4 unità cinofile si sono messe alla ricerca del secondo uomo e per trovarlo è stato necessario anche usare il Sonar Recco: «Sono delle aste di carbonio che si affondano nella neve per trovare le persone rimaste sotto. A un certo punto un tecnico ha affondato e ha toccato il corpo di Luca», spiega ancora Marucci. Ma, come riporta il Messaggero, Perazzini era a non più di 5 metri dall’amico, sotto un metro di neve, senza un guanto e uno scarpone e con escoriazioni ai fianchi e alla fronte. Dopo che la procura rilascerà il nullaosta, le due salme rientreranno al loro paese d’origine, Santarcangelo di Romagna, per le esequie.

In copertina: ANSA/US SOCCORSO ALPINO I 23 Dicembre 2024

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