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Cecilia Sala in carcere in Iran, Tajani: «Sta bene, al lavoro per liberarla». Il padre: «Grazie per l’attenzione su mia figlia»

28 Dicembre 2024 - 18:27 Alba Romano
Il ministro degli Esteri giudica buone le condizione di salute e di detenzione della reporter. Il compagno Daniele Raineri: «Presto saprà di tutto questo affetto»

«Ringrazio tutti per l’attenzione nei confronti di mia figlia». A dirlo all’Ansa è Renato Sala, padre di Cecilia, la giornalista italiana de Il Foglio e Chora Media arrestata in Iran e detenuta dal 19 dicembre – senza un’accusa ancora formalizzata – nel carcere di Evin al nord di Teheran. Anche il suo compagno, Daniele Raineri, giornalista de Il Post, ha scritto sui social che «arrivano moltissimi messaggi di solidarietà indirizzati a Cecilia: appena sarà possibile – si legge su Instagram – saprà di tutto questo affetto». La reporter, 29 anni, scrittrice e autrice del podcast Stories, «è andata a lavorare in Iran con un visto giornalistico – ricorda ancora Raineri -. Al penultimo giorno è stata arrestata dalle autorità iraniane e rinchiusa in una cella d’isolamento. La prima visita in carcere è stata autorizzata soltanto dopo otto giorni». Sala aveva ottenuto regolare visto di soggiorno e lavoro nella Repubblica islamica, rilasciato dall’ambasciata iraniana in Italia. A Teheran è arrivata per svolgere interviste, accompagnata da un fixer locale fornito sempre dalla sede diplomatica. «Dalla mattina di giovedì, da quando si sono perse le tracce di Sala, ci siamo uniti con un unico obiettivo: portare Cecilia a casa il più presto», ha spiegato il direttore di Chora Media e giornalista Mario Calabresi in un’intervista al Corriere della Sera

Tajani: «È in buona salute»

A lavorare al suo rilascio, in tempi brevi, è il governo italiano in collaborazione con la presidenza del consiglio, il ministero degli Esteri, l’ambasciata d’Italia a Teheran e il consolato. «Dal giorno in cui è stata fermata Cecilia Sala siamo al lavoro per cercare di riportarla in Italia», afferma il ministro degli Esteri Antonio Tajani. La giornalista «ha già parlato due volte con i genitori – continua -. Ieri ha ricevuto una visita consolare da parte della nostra ambasciatrice in Iran per circa mezz’ora. È in buona salute, è in una cella da sola, a differenza della giovane Alessia Piperno che invece era in cella con altre persone che non parlavano nessuna lingua se non la loro», precisa Tajani, riferendosi alla travel blogger detenuta per 45 giorni nella famigerata prigione di Evin. «Adesso riceverà attraverso il ministero degli Esteri dell’Iran, su consegna della nostra ambasciata – continua il ministro -, beni di prima necessità». 

Sui tempi di scarcerazione non ci sono certezze

Sui tempi necessari per la scarcerazione non ci sono, però, certezze: «È difficile dirlo – spiega ancora Tajani al Senato -, mi auguro che siano brevi ma non dipende da noi. Noi stiamo cercando di risolvere una questione che è complicata e di garantire intanto che Cecilia sia detenuta nelle migliori condizioni possibili, che possa ricevere visite consolari, che possa parlare con la famiglia e quindi abbia un trattamento normale, non un trattamento negativo, cosa che sta accadendo in questo momento». E poi ancora: «Il trattamento mi pare che sia, così come ha visto l’ambasciatrice, dignitoso, rispettoso della dignità della persona, continueremo a verificare con le visite consolari che faremo, ma al momento non abbiamo avuto segnali negativi. È detenuta – conclude – quindi non è una condizione ideale, però viene nutrita, in cella singola». 

I capi d’accusa

I capi d’accusa a suo carico non sono stati ancora formulati, dopo 10 giorni, perché «l’avvocato ancora non ha avuto la possibilità di farle visita in carcere. Speriamo la possa fare nei prossimi giorni e possa avere quanto prima dei capi d’imputazione precisi», sottolinea il ministro degli Esteri. A chi gli chiedeva se l’avvocato è dell’ambasciata, Tajani ha risposto: «Assolutamente. L’Ambasciata d’Italia segue il caso direttamente, l’avvocato dell’ambasciata è in contatto stretto con l’ambasciatrice, lavora in perfetta sintonia con la nostra Ambasciata e la famiglia è costantemente aggiornata da me personalmente ma ha anche parlato dopo la visita in carcere con l’ambasciatrice in modo che ha potuto rassicurare la mamma e il papà di Cecilia Sala sulle condizioni reali della figlia». «È giusto che sia così – aggiunge -, perché ci teniamo in modo particolare che la famiglia possa essere tranquillizzata sulla condizione fisica di questa giovane giornalista». Governo e famiglia Sala chiedono, infine, «discrezione e riservatezza per una trattativa che deve essere diplomatica e deve essere fatta nel modo migliore per garantire la sicurezza e il rientro in Italia di Cecilia Sala», conclude.

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