Feltri contro il divieto di fumo all’aperto a Milano: «Disobbedirò, è proibizionismo»
«Forse disobbedirò. Qui siamo al proibizionismo più vecchio, come quello americano di cui ridiamo ancora». Intervistato sul Corriere della Sera il giornalista Vittorio Feltri liquida così il divieto imposto a Milano di fumare all’aperto a meno di 10 metri da altre persone. Il direttore editoriale de il Giornale, pur abituato ad accendersi la sigaretta solo quando è comodo sul divano e comunque non quando è in giro, è disposto a rivedere le sue abitudine per andare contro il regolamento del sindaco Beppe Sala. «Per strada io devo poter fare quello che voglio. Non capisco dove sta il problema», non sente ragioni il giornalista, «anche la mortadella fa male e non la vietano. E allora facciamo la campagna perché la gente mangia la pizza che fa malissimo» Per Feltri è anche un problema pratico: come calcolare le distanze? «E allora che faccio, vado in giro con la bindella? Non mi sembra una decisione intelligente, a me sembra una follia».
Divieto di fumo per limitare le polveri sottili, Feltri: «Ridicolo»
All’intervistatore Riccardo Bruno che gli snocciola i dati sul fumo passivo, replica: «Se uno fuma tanto e gli viene un cancro al polmone lo capisco, ma che si raccontino queste favolette (secondo Arpa Lombardia, il 7% delle polvere sottili è dovuto al fumo di sigaretta) è ridicolo». Altro aspetto controverso è il divieto di fumo anche nei dehors. A chi lancia l’allarme sull’effetto negativo per i proprietari dei locali, viene ricordato la legge Sirchia di 20 anni fa che estese il divieto di fumo a tutti i luoghi chiusi. «Era una cosa diversa. Se un ristorante aveva un locale con un condizionatore era consentito. Io ancora adesso vado nel mio posto preferito perché ha la sala fumatori», risponde Feltri, che poi non entra troppo nel dettaglio del numero di sigarette che si accende ogni giorno, «quanto fumo? Non lo so, più che posso».