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Manovra, il testo blindato è (ancora) un caso. Marattin: «Non va cambiato l’iter ma la Carta, la mia proposta per passare a un’unica Camera»

28 Dicembre 2024 - 09:14 Felice Florio
luigi marattin legge bilancio proposta riforma costituzione camera unica
luigi marattin legge bilancio proposta riforma costituzione camera unica
L'ipocrisia del meccanismo per cui Palazzo Madama deve dare una seconda lettura al provvedimento, ma senza possibilità di emendarlo, è palese. Persino gli esponenti della maggioranza stanno criticando l'inattuabilità di questo bicameralismo

È così ogni anno, secondo il principio dell’alternanza, una volta alla Camera, una volta al Senato. A uno dei due rami del Parlamento viene preclusa la possibilità di esercitare a pieno le proprie funzioni. La legge di Bilancio 2025 passa nella forma plasmata dal governo, con i correttivi dei deputati. I senatori devono ingoiarla così com’è: emendare, finanche discutere con tempi proporzionali all’importanza del provvedimento, è impossibile, altrimenti si va in esercizio provvisorio. I figli illegittimi di un bicameralismo fallito sono tanti: dall’abuso delle questioni di fiducia, alle finte urgenze che giustificano la legiferazione per mezzo di decreti governativi, da convertire poi entro sessanta giorni e anche in questo caso discussi veramente solo da una delle due Camere. Giancarlo Giorgetti, sulla castrazione del dibattito a Palazzo Madama, ha detto ieri: «Un piccolo problema, chiamiamolo di procedure parlamentari, che va risolto». Sulla questione è tornato oggi – 28 dicembre – Luigi Marattin.

La proposta per creare una Camera unica da 600 parlamentari

Non era parlamentare quando Matteo Renzi, il 4 dicembre 2016, si giocò quasi tutto il suo credito consensuale nella scommessa referendaria per superare il bicameralismo paritario. Lo seguirà nella legislatura successiva, aderendo a Italia Viva, salvo poi staccarsi dall’ex presidente del Consiglio lo scorso settembre. Marattin sogna di potersi esprimere in un nuovo centro federato, ma intanto continua le sue battaglie dai banchi del gruppo Misto. Tra queste, il presidente di Orizzonti liberali include la fusione delle due Camere, «così da realizzare un’unica Camera da 600 parlamentari». La contingenza della legge di Bilancio e le parole del ministro dell’Economia forniscono a Marattin lo spunto: «Abbiamo cambiato la Costituzione per le isole e l’ambiente, con interventi che servono, in definitiva, a legittimare i rispettivi portatori di interesse a chiedere più soldi. La Costituzione volendo si cambia in sei mesi. Non c’è parlamentare che non ritenga questa soluzione ormai necessaria, io stesso nelle prossime settimane presenterò una proposta di legge di modifica».

Marattin: «Proposta di riforma costituzionale entro sei mesi»

In un’intervista al Corriere, il deputato esorta Giorgetti a essere «il primo firmatario» della sua proposta di riforma. «Risolviamo il problema, smettendo di discuterne puntualmente ogni anno tra Natale e il 31 dicembre. A questo punto meglio fare una Camera soltanto, riassegnando la giusta centralità e dignità al Parlamento». Le parole di Marattin seguono le polemiche che le opposizioni stanno avanzando contro il governo: «Senato svilito», «monocameralismo di fatto». Non sono espressioni azzardate: la prassi con cui la legge di Bilancio viene approvata, ovvero con la possibilità di emendarla in un solo ramo del Parlamento, per poi essere solo ratificata nell’altro, dà ragione a chi protesta per l’assenza di discussione. Tant’è che anche dalle file della maggioranza l’ipocrisia del meccanismo è stata ammessa. Il relatore della legge di Bilancio, il senatore di Fratelli d’Italia Guido Liris, è arrivato persino a rinunciare al compito, sollecitando l’avvio di una riflessione sulla «doppia lettura» del provvedimento. Ma anche quest’anno, les jeux sont faits, rien ne va plus: la legge di Bilancio, approvata a Montecitorio il 20 dicembre, concluderà nelle prossime ore il passaggio di rito al Senato. Un rito che celebra il bicameralismo imperfetto all’italiana.

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