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La roadmap di Al-Jolani per la Siria: «Nuova Costituzione tra 3 anni, elezioni tra 4». E apre a Trump e Putin

29 Dicembre 2024 - 17:09 Alba Romano
Il leader de facto del Paese svela la strategia in un'intervista: «Sciolgo la mia milizia, dialogo coi curdi e con le altre minoranze»

Ci potrebbero volere fino a tre anni per scrivere una nuova Costituzione in Siria. Uno in più, quattro, prima di poter organizzare nuove elezioni generali. È quanto prevede Abu Mohammed al-Jolani, capo della coalizione di ribelli islamisti che all’inizio di dicembre ha rovesciato il regime di Bashar al-Assad e nuovo leader de facto della Siria. In un’intervista esclusiva con Al Arabiya News, al-Jolani ha svelato quali saranno i prossimi passi del riassetto istituzionale del Paese. La priorità, ha spiegato, è realizzare un censimento completo della popolazione. Solo allora sarà possibile indire una consultazione elettorale legittima. In ogni caso, ha assicurato al-Jolani, i siriani inizieranno a vedere miglioramenti significativi nei servizi pubblici entro un anno.

La fine delle milizie di al-Jolani

L’intervista ad Al Arabiya News si inserisce nello sforzo di al-Jolani di accreditarsi agli occhi della comunità internazionale come un leader pragmatico e moderato. Hayat Tahrir al-Sham, la milizia islamista da lui guidata e in prima fila nel rovesciamento del regime di Assad, è stata affiliata in passato con l’Isis e con Al-Qaeda. In seguito, al-Jolani ha preso le distanze da entrambi i gruppi terroristici e ha cercato di riposizionarsi come leader di una forza moderata. Nell’intervista all’emittente saudita, il nuovo leader ha rifiutato il titolo di «liberatore» della Siria, attribuendo il merito del crollo del regime a tutti i concittadini. E ora che la coalizione di ribelli è riuscita nell’impresa di rovesciare il regime di Assad, al-Jolani ha annunciato che Hayat Tahrir al-Sham sarà sciolta.

Il dialogo con i curdi

Ahmad Husayn al-Shara – questo il vero nome di al-Jolani – ha confermato poi che la squadra di transizione è in trattative con le Forze democratiche siriane (Sdf), guidate dai curdi e sostenute dagli Stati Uniti, per risolvere la crisi nella Siria nord-orientale. L’obiettivo, ha detto al-Jolani, è integrare le Sdf nelle forze armate nazionali, perché i curdi sono parte integrante del tessuto siriano. «Non ci sarà alcuna divisione della Siria in alcun modo», ha assicurato il nuovo leader del Paese.

Le aperture a Usa e Russia

A proposito delle relazioni con la Russia, definita «il secondo Paese più potente al mondo», al-Jolani ha aggiunto: «Non vogliamo che esca dalla Siria in un modo che comprometta i suoi rapporti con il paese». Nell’intervista, il nuovo leader siriano ha poi rinnovato l’appello a Donald Trump affinché Washington ritiri le sanzioni sul Paese. Nelle scorse settimane, i diplomatici americani in visita a Damasco hanno descritto al-Jolani come un uomo pragmatico e annunciato che gli Stati Uniti rimuoveranno la taglia da 10 milioni di dollari che pendeva sulla sua testa.

Nuovo raid israeliano vicino a Damasco

Nel frattempo Israele continua a colpire obiettivi in Siria con l’obiettivo di degradare le capacità militari del futuro governo o di altre milizie. Oggi, domenica 29 dicembre, l’esercito di Tel Aviv ha sferrato un nuovo attacco su un deposito di armi dell’ex regime ad Adra, vicino a Damasco. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il bombardamento avrebbe provocato la morte di undici persone, per la maggior parte civili.

In copertina: Miliziani delle opposizioni siriani marciano per le strade di Damasco, 27 dicembre 2024 (EPA)

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