La soluzione del ministro Urso contro il caro bollette: «Torniamo al nucleare»
«Dobbiamo credere nelle nostre capacità di guidare lo sviluppo come vi hanno creduto le generazioni che ci hanno preceduto. Questo vale per l’energia che è la prima delle industrie, senza la quale non vi è sviluppo», ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, parlando in un’intervista a Francesco Pacifico su Il Messaggero della legge delega sul nucleare che il governo si appresta a presentare. «Realizzeremo in Italia i reattori di nuova generazione, gli Smr e poi gli Amr, cioè i piccoli reattori, puliti e sicuri, realizzati su base industriale, adattabili, componibili e trasportabili in un container per essere installati su richiesta delle imprese nel pieno rispetto dei vincoli ambientali», spiega Urso. «Abbiamo investito oltre 7 miliardi sul comparto spaziale per essere i protagonisti nella Space Economy, che ci consentirà di governare meglio anche la transizione green», aggiunge.
E sul quadro macroeconomico precisa: «Il problema dell’Europa non è Trump e non è nemmeno la Cina. Sono le regole europee che non rispondono alla realtà dell’economia produttiva nel nuovo contesto globale, nella quale anche i dazi sono un elemento di politica commerciale». Nel frattempo è arrivata l’intesa con Stellantis, ma la produzione di auto resterà bassa anche nel 2025: «Risalirà nel 2026 del 50 per cento, anche grazie a investimenti realizzati nel prossimo anno con nuove piattaforme produttive e nuovi modelli anche ibridi, pari ad almeno 2 miliardi e senza il supporto di risorse pubbliche a cui l’azienda ha rinunciato affinché siano destinate interamente alle Pmi del comparto automotive», replica. Sulla richiesta italiana all’Ue di rivedere il calendario per l’uscita dai motori endotermici», assicura che «la partita non è chiusa. «La sostengono apertamente 15 Paesi – aggiunge il numero uno del Mimit – la maggioranza dei gruppi europei, con in testa Popolari e Consevatori, l’Acea, che rappresenta le case automobilistiche europee, le associazioni industriali di Italia, Germania, Francia, Spagna, ed anche il sindacato si muove. L’Europa delle imprese e del lavoro è con noi».