Migranti in Albania, la Cassazione: «Spetta ai ministri definire i Paesi sicuri»
La valutazione sulla sicurezza di un Paese verso cui, eventualmente, rimpatriare un migrante spetta al governo. O meglio, si legge nell’ordinanza interlocutoria emessa dalla Corte di cassazione, «il giudice della convalida, garante, nell’esame del singolo caso, dell’effettività del diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al ministro degli Affari esteri e agli altri ministri che intervengono in sede di concerto». Dunque la maggioranza di centrodestra, al momento, può fregiarsi di un’altra vittoria nella querelle albanese di questo autunno. L’intervento odierno – 30 dicembre – dei giudici della suprema corte arriva in seguito ai ricorsi presentati dal governo Meloni per le mancate convalide del trattenimento di migranti in Albania. Uno scontro tra politica e magistratura che ha persino indotto l’esecutivo a legiferare per spostare dalle sezioni immigrazione dei Tribunali alle Corti d’appello la competenza sui procedimenti di convalida o proroga del trattenimento dei richiedenti asilo. È il decreto Flussi, approvato a inizio dicembre. Tornando all’ordinanza della prima sezione Civile Cassazione, i giudici sostengono anche che «l’insicurezza che riguarda – determinate – categorie di persone» non può «travolgere la complessiva designazione di sicurezza dell’intero Paese». In altri termini: se alcuni gruppi di persone sono a rischio in un Paese, ciò non può significare che quel Paese debba essere definito insicuro in generale.