A uccidere Gianluca Di Gioia è stato uno squalo tigre. Giallo sul divieto di balneazione. L’Egitto: «Erano in acque profonde»
In base ai primi elementi dell’inchiesta sulla morte del turista italiano Gianluca Di Gioia e sul ferimento di un altro, Giuseppe Fappani, odontotecnico che ha cercato di salvarlo nella zona di Marsa Alam, in Egitto, emerge che ad attaccarli è stato uno squalo tigre, lungo 2,5 metri. Fa parte di una specie che il ministero dell’Ambiente aveva posto sotto sorveglianza e con tracciamento satellitare l’anno scorso, dopo un incidente simile che ha coinvolto un turista russo. Attualmente nel Mar Rosso sono sotto sorveglianza tre tipologie di squali: il tigre, il mako e l’oceanico.
La dinamica
Secondo gli inquirenti egiziani i due turisti italiani sarebbero entrati in acque profonde, in una zona in cui non è consentito nuotare. Anche se i presenti sostengono che in quella zona le acque siano basse, non alte. Secondo l’imprenditore egiziano, Naguib Sawiris, uno degli uomini più ricchi d’Africa, a causare l’incidente sono state le barche da pesca commerciali che hanno scaricato i loro rifiuti in mare, attirando di fatto l’esemplare. In un messaggio su X, Sawiris sostiene che la pesca commerciale dovrebbe essere vietata in questa zona turistica. Ce l’ha con il settore i cui ricavi sono più «importanti della barriera corallina». Il primo ad esser attaccato è stato Di Gioia. L’uomo sembrava in difficoltà e Fappani è intervenuto raggiungendolo in acqua. Lì è stato morso anche lui dall’esemplare ma, a differenza del turista romano, è riuscito a salvarsi. Si trova ricoverato ma le sue condizioni sono in miglioramento.
Il sindaco di Soncino sull’odontotecnico che ha soccorso Di Gioia: «Peppino ha fatto un gesto da eroe»
«Peppino ha fatto un gesto da eroe», ha dichiarato Giuseppe Gallina, sindaco di Soncino, commentando le azioni di Giuseppe Fappani, l’odontotecnico di 69 anni originario del Cremonese, che ieri è rimasto ferito mentre cercava di aiutare a Marsa Alam, in Egitto, Gianluca Di Gioia, il turista romano attaccato e ucciso da uno squalo durante un’uscita in mare. «Peppino sta bene, ho parlato con la moglie poco fa e lo dovrebbero dimettere oggi dall’ospedale», ha raccontato il primo cittadino all’AdnKronos. «Ha fatto un gesto da eroe – sottolinea – stando a quanto mi ha riferito la moglie era in acque basse, dove poteva stare. Non conosceva la vittima che gridava aiuto. Lui è corso per dare una mano ma purtroppo l’altra persona non ce l’ha fatta. Peppino è rimasto ferito, è stato operato e oggi sta bene. La sua è stata sicuramente un’azione meritevole». Cristina, la figlia di Giuseppe Fappani, ha detto che il padre potrebbe esser dimesso oggi: «Sicuramente non si è buttato dal pontile per distrarre lo squalo, in quanto non lo aveva proprio visto». Come tutte le mattine, ha aggiunto, era in acqua a fare snorkeling: «Mia madre mi ha detto che ad un certo punto ha sentito urlare ‘aiuto’, ma assolutamente non ha visto lo squalo, ha pensato più a un malore di Gianluca Di Gioia. Si è avvicinato per prestare soccorso al ragazzo ed è stato trascinato sott’acqua dallo squalo. Lì si è reso conto di quello che stava succedendo». I due «non si conoscevano, solo di vista all’interno del villaggio». Quanto al fatto che i due turisti fossero oltre la zona di balneazione, la donna ha convenuto che «sicuramente le autorità egiziane sono più esperte di noi, mio padre va in Mar Rosso da molti anni e da quello che ho capito si trovava nella zona di balneazione. Quanto si sia spinto per salvare Di Gioia non glielo so dire. Sicuramente staranno facendo gli accertamenti in Egitto».