Max Pezzali si racconta: «Se Repetto non fosse partito avremmo abbandonato la musica e trovato altro da costruire insieme»
Se Mauro Repetto non fosse partito, «sono abbastanza sicuro che a un certo punto avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso, avremmo trovato altro da costruire insieme». Parola di Max Pezzali, protagonista del numero di Vanity Fair in edicola il 31 dicembre. Alla rivista di cultura e costume, il membro dello storico duo 883 ripercorre i primissimi momenti della sua carriera musicale: «Sono stato uno sfigato di proporzioni abbastanza monumentali fino al 1982-1983, finché a un certo punto ho spostato la mia attenzione sulla musica, su un genere un po’ ostico per sentirmi culturalmente diverso e non semplicemente escluso: l’heavy metal degli Iron Maiden e dei Saxon».
La causa a Milano sul marchio degli 883
L’anno che sta per concludersi è stato piuttosto movimentato per Max Pezzali, impegnato nella prima tournéè negli stadi e con la pubblicazione dell’album Max Forever Vol. 1. Poi c’è stato il successo di Hanno ucciso l’uomo ragno, la serie Sky del regista Sidney Sibilia, e sta per partire il round di 18 date sold out nei palazzetti di Roma e Milano. Sul fronte giudiziario, infine, c’è la causa in corso al tribunale di Milano legata all’utilizzo del nome degli 883, con il produttore Claudio Cecchetto che rivendica la titolarità del nome della band. «Quando certi ingranaggi si bloccano è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l’arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi. Ma è giusto così, si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture», spiega Max Pezzali.
Il palco di Sanremo e il rapporto con il figlio
Nell’intervista a Vanity Fair, il cantante pavese commenta anche la prossima edizione del Festival di Sanremo, in partenza l’11 febbraio. «In quella platea – spiega Pezzali – non c’è nessuno che è lì per te: sono lì a vedere che cosa puoi sbagliare, non che cosa puoi fare bene. Se sei un tipo ansioso, sei finito». Infine, il rapporto col figlio Hilo: «Sono uno di quei genitori che gli educatori non approvano. Faccio l’amico: poco rigore, poca autorevolezza. Per fortuna mio figlio mi compensa, perché è ligio, preciso, osserva le regole», assicura l’ex frontman degli 883. E poi aggiunge: «Gli ho spiegato che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti».
In copertina: Max Pezzali sul palco del Primo Maggio di Roma nel 2022 (ANSA/Angelo Carconi)