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Cecilia Sala, dal carcere di Opera parla l’ingegnere iraniano Abedini: «Arresto inconcepibile, sono un accademico non un terrorista»

31 Dicembre 2024 - 13:50 Massimo Ferraro
cecilia sala abedini carcere opera milano iran terrorista
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Il colloquio in carcere a Milano con il suo avvocato, Alfredo de Francesco, e il console dell'Iran

Dal carcere di Opera a Milano Mohammad Abedininajafabani si dice stupito per il suo arresto dello scorso 16 dicembre, dopo essere transitato per l’aeroporto di Malpensa. Le autorità italiane hanno agito di concerto con quelle statunitense in ottemperanza alle accuse di associazione per delinquere, violazione delle leggi sull’esportazione e sostegno a una organizzazione terroristica nei confronti del 38enne ingegnere informatico iraniano con permesso di soggiorno svizzero. Il giorno dopo la convalida in carcere del fermo, a Teheran veniva prelevata dal suo albergo Cecilia Sala, la giornalista italiana di Chora Media che si trova da quasi due settimane in una cella in isolamento a Evin. Senza un’accusa formale, se non una generica violazione della legge islamica.

Abedini, la richiesta dei domiciliari

Le due vicende, secondo gli osservatori, sono strettamente connesse. E stanno impegnando 007, diplomazie e governi per provare a sbrogliare la matassa. Gli Usa hanno chiesto l’estradizione di Abedini, perché avrebbe venduto all’Iran i droni utilizzati in un attentato in Giordania in cui sono morti tre marines, la Corte d’Appello di Milano dovrà vagliarla e poi spetterà al ministero della Giustizia l’eventuale via libera. Ma il timore è che una pronuncia sfavorevole ad Abedini possa avere ripercussioni sul rilascio di Sala, per questo la situazione è tuttora molto delicata. «Io sono un accademico, uno studioso: non sono certo un terrorista. Non capisco questo arresto, non riesco a capirlo», ha intanto ripetuto l’iraniano all’avvocato Alfredo de Francesco e al console dell’Iran con cui ha avuto un colloquio in carcere. Il suo legale ha depositato una istanza alla Corte per chiedere la misura cautelare degli arresti domiciliari, fornendo un indirizzo di una appartamento nel Milanese e la garanzia dei diplomatici iraniani che il 38enne non tenterà la fuga.

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