Il grido di pace, il pensiero per Cecilia Sala e le liste infinite della sanità pubblica: cosa ha detto Sergio Mattarella nel discorso di fine 2024
«Mai come adesso la pace grida la sua urgenza». È ancora una volta l’appello a far tacere le armi, su tutti i fronti, ad aprire il discorso di fine anno di Sergio Mattarella. Nel consueto messaggio agli italiani, il capo dello Stato ricorda i conflitti in corso, la corsa al riarmo, ma anche le sfide dei cambiamenti climatici, delle lunghe liste d’attesa della sanità pubblica e della diffusione di modelli di violenza tra i giovanissimi. Nei circa quindici minuti di discorso, Mattarella rivolge un pensiero anche a Cecilia Sala, la giornalista 29enne incarcerata a Teheran dal 19 dicembre scorso.
L’appello alla pace
«Nella notte di Natale si è diffusa la notizia che a Gaza una bambina di pochi giorni è morta assiderata», ricorda il presidente della Repubblica in apertura del suo discorso. E quella stessa notte, aggiunge, «feroci bombardamenti russi hanno colpito le centrali di energia delle città dell’Ucraina per costringere quella popolazione civile al buio e al gelo». Tutto ciò mentre gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas «vivono un secondo inizio di anno in condizioni disumane». Di fronte a tutti questi conflitti, Mattarella suggerisce di trovare il coraggio e la forza di tornare a parlare di pace, «che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità».
La prigionia di Cecilia Sala
Mattarella dice di provare «angoscia» per l’arresto di Cecilia Sala, in carcere in Iran da quasi due settimane. «Le siamo vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia», dice il capo dello Stato. E aggiunge: «Quanto avviene segnala ancora una volta il valore della libera informazione. Tanti giornalisti rischiano la vita per documentare quel che accade nelle sciagurate guerre ai confini dell’Europa, in Medio Oriente e altrove. Spesso pagano a caro prezzo il servizio che rendono alla comunità».
La spesa per la Difesa e quella per il clima
Nel suo discorso di fine anno, Mattarella parla della necessità di «riorientare la convivenza, il modo di vivere insieme». Specialmente in un momento in cui «a livello globale aumenta in modo esponenziale la ricchezza di pochissimi mentre si espande la povertà di tanti». E a proposito di «sconfortanti» sproporzioni, Mattarella fa notare come la crescita della spesa in armamenti ha toccato nel 2024 la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. «Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop29 di Baku per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità».
Luci e ombre sull’Italia, dai salari alla sanità
Queste luci e ombre, fa notare Mattarella, riguardano anche l’Italia. I dati sull’occupazione, per esempio, sono incoraggianti, ma – fa notare il capo dello Stato – «resistono aree di precarietà, di salari bassi, di lavoratori in cassintegrazione». Allo stesso tempo, l’export italiano e il turismo continuano a crescere, ma sempre più giovani «vanno a lavorare all’estero perché non trovano alternative». E poi la sanità in crisi: «La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili. Nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari».
La violenza, tra i giovani e non solo
Nei quindici minuti di discorso, Mattarella parla anche dei giovani e mette in guardia da fenomeni come bullismo, risse e uso di armi, «comportamenti purtroppo alimentati dal web che propone sovente modelli ispirati alla prepotenza, al successo facile, allo sballo», fa notare il capo dello Stato. Mattarella invita quindi tutte le istituzioni ad ascoltare il disagio dei giovani e «dare risposte concrete alle loro esigenze, alle loro aspirazioni. E a proposito di violenza, il pensiero non può che andare all’«inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi». L’auspicio di Mattarella per il 2025 è il seguente: non dover più parlare delle donne come vittime, ma parlare «della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste».
Il patriottismo degli immigrati e l’anniversario della Liberazione
Mattarella rivela di essere rimasto colpito dagli allievi della Marina militare incontrati nei mesi scorsi. Ma per amare l’Italia, precisa il capo dello Stato, non bisogna per forza essere nati lungo la Penisola. «È patriottismo – dice Mattarella – quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società». Infine, uno sguardo al 2025, anno dell’ottantesimo anniversario della Liberazione: «Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia».