La confessione di Fatboy Slim: «Ho perso la passione per la musica»
«Il fatto è che non puoi fare musica se non ne sei assolutamente appassionato e se la mattina non ti spinge fin dal momento in cui ti svegli la mattina». Sono passati esattamente vent’anni dall’ultimo album in studio di Fatboy Slim, Dj e producer britannico classe 1963 e ora scopriamo il perché. La rivelazione è avvenuta durante una sessione di domande e risposte con i fan al suo concerto al Back To Minehead Butlin’s nel Somerset, si perché Norman Cook (così all’anagrafe), non ha perso la voglia di esibirsi, la sua carriera infatti è viva e vegeta, su Spotify hit assolute come Right Here, Right Now, Praise You, The Rockafeller Skank, che hanno fortemente condizionato il mondo della dance e non solo verso la fine degli anni ’90, lo portano ancora oggi ad avere un pubblico di ascoltatori mensili pari ad oltre 4 milioni e mezzo. Un profilo alimentato da nuove uscite anche, le ultime due sono datate infatti 2024 (Role Model e Bus Stop Please) ma si tratta comunque di pezzi nati da esperienze live e non da sessioni in studio. «Sembra proprio che non mi senta più così appassionato – prosegue -. Mi sento così riguardo al deejayng ma ho perso la passione per la musica. Per cinque anni ho cercato di punirmi e di dire: “Dovresti farlo”. Ma poi ho pensato: “Beh, a tutti piace il mio lavoro da dj e mi piace di più, quindi farò questo e basta”. Ma spero che un giorno la passione tornerà».
Il figlio Woody, anche lui DJ
Non molti lo sanno, perché la cosa è stata nascosta il più possibile, ma anche il figlio di Fatboy Slim, Woody Cook, noto anche per aver partecipato al reality inglese Circle, è un Dj. Negli ultimi due anni è stato uno dei protagonisti di Glastonbury, uno dei più importanti festival musicali del mondo, e si è anche impegnato politicamente per supportare i locali inglesi di musica dal vivo. «Per tutto il tempo in cui Woody ha vissuto a casa da noi – racconta ancora Fatboy Slim – gli è sempre piaciuta la musica. Poi ha iniziato ad andare in discoteca molto seriamente ed io gli dicevo sempre: “Vuoi fare il dj?”. E lui rispondeva: “Beh, ci ho pensato. Il fatto è che vivrei sempre nella tua ombra. Sarei sempre tuo figlio”. Poi andò all’università a Bristol, mi telefonò due settimane dopo e mi disse: “Papà, ho iniziato a fare il dj”».