Tempestava di Whatsapp l’ex marito per il pagamento degli alimenti: la Cassazione la condanna per molestie
Una donna è stata condannata per molestie dopo aver tempestato l’ex marito di messaggi, scritti e vocali, su Whatsapp per sollecitare il pagamento degli alimenti. È quanto hanno deciso i giudici della Cassazione in una recente sentenza. Secondo quanto ricostruito dai magistrati, i Whatsapp hanno assunto gradualmente toni offensivi e opprimenti nei confronti dell’uomo. Messaggi che arrivavano non solo dal cellulare dell’ex moglie, ma anche dal figlio minore. L’uomo, infatti, aveva bloccato la donna. Quest’ultima, per aggirare il vincolo, ha iniziato a istigare il piccolo a inviare messaggi vocali al padre sollecitando le stesse richieste della madre. Esasperato dalla vicenda, l’uomo ha presentato denuncia.
Le motivazioni dei giudici
La Cassazione ha sentenziato che si tratta di molestie, e poco importa se la richiesta dei pagamenti per gli alimenti fosse lecita. Secondo i giudici infatti il reato di molestia si configura se i comportamenti messi in atto disturbano la sfera di libertà altrui con pressioni eccessive, petulanti e comportamenti invadenti e arroganti. La difesa della donna ha tentato di puntare tutto sul fatto che i messaggi non sarebbero stati offensivi, ma solo diretti a sollecitare al compagno l’adempimento di un suo dovere. Tesi infondata per i giudici, secondo i quali l’esercizio di un diritto «non esclude la contravvenzione se avviene con modalità petulanti». Nel caso in questione, l’utilizzo del telefono del figlio minore per aggirare il blocco del numero ha, inoltre, aggravato la situazione.