La mamma di Cecilia Sala: «Mia figlia è in una cella di punizione a Evin, spero non resti segnata a vita» – Il video
«Cerca di essere un soldato Cecilia, cerco di esserlo io. Però le condizioni carcerarie per una ragazza di 29 anni che non ha compiuto nulla devono essere quelle che non la possano segnare per tutta la vita». È uno dei passaggi delle dichiarazioni di Elisabetta Vernoni, la madre della giornalista italiana Cecilia Sala detenuta a Teheran dal 19 dicembre scorso, uscita da Palazzo Chigi dopo un incontro con la premier Giorgia Meloni. Parte del governo si è riunita d’urgenza per prendere una posizione ufficiale dopo le notizie sulle condizioni in cui Sala è tenuta prigioniera a Evin. «La prima preoccupazione adesso sono assolutamente le condizioni di vita carceraria di mia figlia. Si è parlato di cella singola. Non esistono le celle singole», ha scandito Vernoni accerchiata dai giornalisti, «Esistono le celle di detenzioni comuni e poi ci sono le celle di punizione. Lei è una di queste evidentemente. Io non lo so come sono, ma se una dorme per terra mi fa pensare che nel 2024 si chiami così. Quindi la prima cosa sono condizioni più dignitose di vita carceraria e poi decisioni importanti e di forza del nostro Paese per ragionare sul rientro in Italia, di cui io non piango, non frigno e non chiedo tempi, perché sono realtà molto particolari».
Mamma di Cecilia Sala, i ringraziamenti a Meloni
Non c’è rassegnazione ma fermezza sulla situazione che vede coinvolta la figlia di 29 anni, dopo due settimane di detenzione. La donna ammette che l’incontro di oggi le ha «fatto bene», nonostante la situazione «mi ha aiutato, avevo il bisogno che ci guardassimo negli occhi, anche tra mamme, su cose di questo genere». «La premier ha fatto un salto di qualità dalle rassicurazioni comprensibili che ricevo sempre. È stata più precisa e più puntuale ed è questo che io volevo e questo ho avuto», il ringraziamento pubblico di Vernoni alla presidente del Consiglio, «sono soddisfatta dell’incontro. in questo momento, è ovvio che i miei umori… Ieri è stato un momento di cambio d’umore forte, però assolutamente sì». Certo, i tempi di scarcerazione rimane la questione più delicata ora. Il governo vorrebbe chiudere prima dell’insediamento di Donald Trump, sicuro che sarebbe più facile far incassare al presidente Usa uscente questa mossa. «Se pensiamo a giorni o altro, io rispetto i tempi che mi diranno, ma le condizioni devono essere quelle di non segnare una ragazza che è solo un’eccellenza italiana, non lo sono solo il vino e i cotechini», ha detto con un sorriso amaro Vernoni, «sui tempi per ora solo cose molto generiche, su cui adesso certo attendo notizie più precise».
Foto di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI