Martina Voce sopravvissuta alle coltellate dell’ex: «Non è un mostro, è un codardo e non può redimersi»
«Kumar mi sorrideva: l’ha fatto durante tutta l’aggressione. A un certo punto sono caduta nel mio sangue, e lui ha provato di nuovo ad accoltellarmi mentre ero per terra». È questo uno dei momenti più drammatici che Martina Voce ricorda dell’accoltellamento subito a Oslo per mano dell’ex fidanzato Mohit Kumar. Nonostante le lesioni gravissime, al volto, al collo, alle gambe e alle mani, la 21enne italiana si sta lentamente ma stabilmente riprendendo. E a pochi giorni dal 22 dicembre in cui è stata vittima di un tentato femminicidio rilascia un’intervista a Fanpage a cura di Chiara Daffini.
«Mi ha accoltellata da dietro»
«Una volta nel negozio, lui mi ha accoltellata sulla natica destra, ma da dietro. Io ero di spalle e all’inizio non sentivo il dolore: pensavo mi avesse forse tirato un cazzotto», spiega Martina ricostruendo la dinamica dell’aggressione. «Poi, però, è arrivata un’altra coltellata, stavolta sul collo. A quel punto la gente intorno ha iniziato a urlare e Kumar ad accoltellarmi ovunque, mentre io cercavo di proteggermi con le braccia. Mi ha tagliato il tendine, diverse dita, i nervi. Cercando di scappare, mi sono girata, e lui mi ha aperto tutto l’orecchio sinistro, causandomi conseguenze anche in bocca».
«Adesso muoio»
Martina Voce racconta di essere sempre stata cosciente mentre l’ex la colpiva. «Il mio attuale ragazzo – ricorda – anche lui presente in negozio, e la mia manager sono riusciti a fermarlo. In quel momento Kumar è svenuto. Io strisciavo per terra pensando: “Adesso muoio”. Ricordo il mio ragazzo che urlava: “No, no, no!”. Mi ha aperto la maglietta e mi ha detto: “Sta andando tutto bene”, mentre premeva le mani sulla ferita che avevo al collo per fermare il sangue. Poco dopo sono arrivati i paramedici».
«Kumar è un codardo»
«Un codardo». Una definizione asciutta, quasi riduttiva, quella data da Martina a Kumar. «Mi ha presa da dietro nell’unico momento in cui non lo guardavo, in un negozio pieno di coltelli, nell’unico momento in cui non avevo in mano un coltello. Tra l’altro, armato di un coltello da militare. La prima cosa che ha detto quando si è svegliato dal coma è che si sentiva in colpa e che si scusava. Le uniche cose che vorrei dirgli sono che non ha possibilità di redimersi. Non è un mostro: è un uomo che pensa di poter mettere le mani su una donna, possederla, averla. In realtà, non è nessuno».
Lo stalking
Martina aveva espresso chiaramente la volontà di non rivedere l’ex, ma lui non smetteva di importunarla e di ossessionarsi sulle frequentazioni di lei. «Mi scriveva su tutti i canali possibili, trovava ogni pretesto per cercare di incontrarmi. Ogni volta che faceva un nuovo account o mi scriveva un nuovo messaggio, io eliminavo tutto e lo bloccavo». La giovane racconta che Kumar aveva provato ad attirarla a casa sua con l’inganno. «Sapendo del mio amore per i gatti, mi mandava foto e video, chiedendomi se volevo andare vedere di persona un gattino che sosteneva di aver adottato». Ma in realtà, «aveva preso un randagio per strada, portandolo in casa solo per fare le foto e creare la messinscena. Sospettiamo volesse attirarmi da lui per uccidermi».
I segnali
Martina non aveva denunciato Kumar per stalking: «Non ho voluto farlo perché pensavo che lui avesse bisogno di tempo per elaborare la fine della nostra relazione. Non avrei mai pensato che sarebbe arrivato a fare una cosa del genere». Ma aveva colto dei segnali che invita tutte le vittima di una situazione come quella che ha vissuto lei a tenere in considerazione. «Lo sto facendo anche adesso dall’ospedale e lo farò una volta fuori, per mettere in guardia le altre donne. Voglio incitarle a parlare con la famiglia, gli amici e la polizia di tutto, anche di quei piccoli segnali che sembrano insignificanti».