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Cecilia Sala, c’è un cavillo per far evitare l’estradizione all’iraniano Abedini Najafabadi. Le tre partite per salvare la giornalista detenuta in Iran

03 Gennaio 2025 - 07:01 Stefania Carboni
cecilia sala espulsione violazione leggi isalmiche
cecilia sala espulsione violazione leggi isalmiche
Il «Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica, l’Irgc» è un'organizzazione terroristica per gli USA ma non per l'Italia e l'Unione europea

Dopo il vertice d’urgenza a Palazzo Chigi sul caso Cecilia Sala, la giornalista italiana detenuta dal 19 dicembre nel carcere di Evin, in Iran il governo ha chiesto la «scarcerazione immediata e trattamento dignitoso» per l’inviata di Chora Media. Segnali a Teheran, che arrivano dopo l’incontro con la madre della giornalista Elisabetta Vernoni e il fastidio trapelato su come il tribunale di Milano abbia fatto filtrare due note: l’esistenza del documento americano che invita l’Italia a non concedere i domiciliari all’ingegnere iraniano accusato dagli USA di essere al soldo dei pasdaran, e il parere negativo del procuratore generale presso la corte d’appello alla richiesta dei domiciliari. La partita però per far evitare l’estradizione all’iraniano continua. Mentre, spiega oggi Giuliano Foschini su Repubblica, si cerca di lavorare su tre fronti. Il primo, quello dell’intelligence, il secondo quello politico istituzionale, con il lavoro della premier Giorgia Meloni che vuole chiudere il caso entro l’insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump, il 20 gennaio prossimo. E infine il terzo: in mano al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, usare un cavillo per aggirare la richiesta di estradizione dagli USA, ancora non formalizzata.

Il cavillo: l’appartenenza al «Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica, l’Irgc»

Ci sono alcuni precedenti (quello recente dell’ingegnere informatico Hernè Falciani, arrestato a Malpensa e rilasciato su richiesta del ministero o quello del regista ucraino Yeven Eugene Lavrenchuk, arrestato a Napoli per i russi e poi liberato sempre su ordine del governo). E una precisazione: Abedini Najafabadi è accusato di aver fiancheggiato «il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica, l’Irgc», si legge negli atti americani inviati al ministero della Giustizia Usa, «costruendo i sistemi di navigazione dei droni Shahed, che vengono utilizzati per attacchi terroristici in tutto il mondo. Inclusa la guerra della Russia in Ucraina».
Ma l’Irgc, il corpo delle guardie della rivoluzione islamica, è considerato solo dagli Stati Uniti dal 2019 come un’organizzazione terroristica. Non dall’Italia. Né tanto meno dall’Unione europea (lo è soltanto in Svezia) che non lo ha mai inserito nella black list. Quindi la domanda d’obbligo è: «Può l’Italia estradare un signore accusato di essere affiliato a un’organizzazione che per noi non è terroristica?». C’è infine l’uso dell’articolo 718 dà direttamente al governo la possibilità di liberare l’iraniano. E l’incrinatura dei rapporti con gli USA.

La strada dei domiciliari per Sala nell’ambasciata italiana a Teheran

C’è infine una soluzione che metterebbe d’accordo tutti. Secondo quanto riferiscono fonti di primo piano dell’esecutivo a Ilario Lombardi su La Stampa, l’orizzonte della trattativa su Sala è di circa due mesi. In questo arco temporale deve arrivare il compromesso proposto agli iraniani: non consegnare Abedini agli Usa, ma senza farlo tornare in Iran. In cambio il governo chiede la liberazione o almeno il trasferimento di Sala nell’ambasciata italiana di Teheran, ai domiciliari.

(in copertina Il murale dedicato a Cecilia Sala firmato dallo street artist Drugi a Venafro, 30 dicembre 2024. INSTAGRAM DRUGI)

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