Claudio Cecchetto e la serie tv sugli 883: «Hanno raccontato una leggenda, interpretandola a modo loro»
A Claudio Cecchetto, produttore, disc jockey, conduttore radio e tv e talent scout, non è affatto piaciuto com’è stato rappresentato nella serie Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, prodotta da Matteo Rovere e Sydney Sibilia, con protagonisti Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli. Lo ha detto in un’intervista al Corriere della Sera. «Diciamo che è tutto scritto nel sottotitolo: “la leggendaria storia degli 883”. Hanno raccontato una leggenda, interpretandola a modo loro. E di conseguenza mi hanno rappresentato in un modo un po’ diverso dalla realtà». E non è neppure piaciuta la rappresentazione fatta da Mauro Repetto – fondatore, insieme a Max Pezzali, dal gruppo musicale – nel suo spettacolo dove viene definito il “Conte Cecchetto” alla cui corte si presentano gli aspiranti artisti. «Mauro si è divertito a immaginare una favola medievale, ma l’unico Conte che riconosco è l’allenatore del Napoli», precisa. Il produttore, che torna in consolle a mettere i dischi nel “party dance” dedicato agli anni ’80 e intitolato Gioca Jouer, di «successi grandissimi» ne ha scovati parecchi. Ma come scopritore di talenti non ha segreti: «Per me è stato sempre naturale. Potrei dire che basta concentrarsi, ma forse dopo tutti questi anni devo ammettere che ci vuole talento anche per scoprire i talenti». E chi meritava il successo lo ha avuto, a cominciare dalle sue «punte di diamante: Fiorello e Jovanotti». Quest’ultimo per Cecchetto «è un simbolo». In altri termini: «l’Inghilterra ha avuto i Beatles, gli Stati Uniti Elvis, l’Italia Jovanotti», conclude.
Foto copertina: ANSA / Riccardo Antimiani | Claudio Cecchetto durante la prima. puntata della trasmissione televisiva Ciao maschio in onda su Rai Uno, Roma, 5 aprile 2024