Anche Enrico Ruggeri attacca Tony Effe: «Sogno i suoi concerti deserti». Le canzoni di oggi? «Scritte da chi non ha mai letto un libro»
«Il problema non è l’argomento trattato, ma come viene raccontato» Enrico Ruggeri, intervistato da La Repubblica, si schiera dalla parte di quelli che Tony Effe il giorno dopo il discusso concerto di Capodanno al PalaEur, organizzato in fretta e furia dopo le note vicende con l’amministrazione capitolina, ha chiamato «dinosauri». Ovvero tutti quelli che, a suo dire, non capiscono l’essenza della sua musica e tendono a scaricare su di lui (ma diremmo sulla trap in generale) un certo decadentismo della musica italiana. «Sul problema dell’ostilità sociale Dostoevskij ha scritto Delitto e castigo – approfondisce il cantautore milanese – Oggi discutiamo dei crimini delle baby gang, ma Oliver Twist parlava di quello. Il vero nodo è la pochezza del linguaggio. Lou Reed ha frugato nei lati più oscuri dell’animo umano, ma ha scritto capolavori». Ed è così che Ruggeri arriva alla conclusione del ragionamento, una speranza, un vero e proprio sogno: «Un futuro in cui a vedere Tony Effe non ci va nessuno». Una questione di qualità, non di censura, anzi, sulla vicenda della cancellazione del trapper romano dal cast del concerto di Capodanno al Circo Massimo, Ruggeri non ha dubbi: «Non esiste censurare, ma bisognerebbe agire con onestà intellettuale: andrebbe difeso anche Povia. Poi c’è la sprovvedutezza degli organizzatori: prima chiami un artista e poi lo mandi a casa. Ovvio che venga fuori un casino». Ruggeri più in generale si scaglia contro il sistema musica: «In giro c’è grande povertà intellettuale, lessicale – dice il cantautore – Vedo però che per certa musica c’è una richiesta enorme. Dovremmo smetterla di pensare per numeri: una parte di giovani ascolta miserie lessicali totali, altri vanno anche ai nostri concerti. Magari sono di meno, ma esistono». E su Instagram l’artista classe 1957, promuovendo l’intervista, rincara la dose: «Oggi abbiamo un lessico che denota analfabetismo funzionale, canzoni scritte da chi non ha mai letto un libro: nulla si può creare senza conoscere i grandi che ci hanno preceduto».
La tv, la nuova musica, la politica
Enrico Ruggeri al momento è impegnato in tv con Gli occhi del musicista, in seconda serata su RaiDue. Il 10 gennaio prevista invece l’uscita di nuova musica, si riparte da un singolo dal titolo Il poeta, dedicato a Pier Paolo Pasolini, «emblema – spiega – di chi non ha paura di manifestare il proprio pensiero, anche se sa che i suoi seguaci resteranno delusi. Pasolini è un po’ come Gaber: gli attacchi più forti alla sinistra sono arrivati da sinistra». A questo proposito nell’intervista viene affrontata di petto l’appartenenza politica di Ruggeri, nell’immaginario collettivo schierato a destra. L’autore di capolavori della storia della nostra musica come Peter Pan, Mistero e Il mare d’inverno ci tiene a dissipare ogni dubbio sulla faccenda: «Ho alcune idee che a volte collimano con la sinistra, altre con la destra. Sono perplesso sul proibizionismo, su Gaza, su altri temi d’attualità. Un uomo libero dovrebbe comportarsi così».