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Morte di Michele Merlo, verso il processo civile. L’amarezza del padre del cantante: «Bastavano degli esami del sangue per salvare mio figlio»

03 Gennaio 2025 - 20:15 Alba Romano
Il padre del cantante ex Amici e X-Factor accusa la sanità e invoca un intervento del presidente del Veneto Luca Zaia

Domenico Merlo ritiene «vergognoso» dover ricorrere al tribunale dopo la morte del figlio 28enne occorsa nel il 6 giugno 2021 per una leucemia fulminante. Secondo i familiari, la malattia di Michele Merlo, cantautore ex Amici e X-Factor non è stata individuata in tempo a causa della disattenzione del medico di base. D’altro parere il giudice per le indagini preliminari di Vicenza – Nicolò Gianesini – che ha archiviato il caso per omicidio colposo contro il dottor Pantaleo Vitaliano. Così, la famiglia ha deciso di aprire una causa civile accusando il medico di non aver visto i lividi sul corpo del figlio e l’azienda sanitaria locale di aver contribuito alla morte di Merlo.

«Non vogliono ammettere di aver sbagliato»

La famiglia voleva risolvere la controversia fuori dalle aule di tribunale «Ma – spiega il padre del cantante – quando abbiamo tentato la mediazione attraverso un organo apposito le parti si sono rifiutate di negoziare». Aggiunge Merlo: «Ci bastava che riconoscessero l’errore commesso, non cerchiamo né scalpi né tesori, tanto che chiedevamo il 10 per cento del valore patrimoniale stimato per la perdita di nostro figlio. Forse il problema sta proprio nel fatto che non vogliono ammettere di aver sbagliato».

«La condanna sarà palese»

«I nostri avvocati sostengono che sarà palese la condanna da parte del giudice civile – prosegue Domenico Merlo, citato dal Corriere del Veneto – perché se in sede penale era necessaria la certezza oltre ogni ragionevole dubbio del nesso di causa tra la negligenza del dottore e il decesso di Michele, ora serve soltanto la probabilità che sarebbe stato possibile salvargli la vita. Basti pensare che sia i periti di parte sia quelli nominati dal tribunale durante l’inchiesta avevano parlato di incuranza, imperizia ed errore medico».

«Da Zaia mai una parola»

Insiste il padre del cantante, guardando con amarezza ad aprile, quando si terrà la prima udienza del processo: «Chi sbaglia deve pagare. Ricordo che una perizia medica ha dimostrato che sarebbe bastato un esame del sangue disposto il giorno in cui Michele è andato a farsi visitare (il 26 maggio del 2021, ndr) e dopo 3 mesi avrebbe avuto il 95% di possibilità di uscire dalla malattia. Le Usl del Veneto dipendono dalla Regione e in questi tre anni né io né mia moglie abbiamo mai ricevuto una parola di conforto. Il presidente Luca Zaia o l’assessore alla sanità Manuela Lanzarin non hanno mai speso un commento per la morte di Michele, che è figlia della malasanità presente in questo Paese».

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