Il Washington Post rifiuta una vignetta satirica su Jeff Bezos, si dimette la storica illustratrice Ann Telnaes: «Mai vista una cosa simile»
Non c’è pace nella redazione del Washington Post. Dopo le critiche alla scelta di non dare alcun endorsement in occasione delle elezioni presidenziali dello scorso novembre, lo storico quotidiano statunitense finisce di nuovo al centro delle polemiche. Tutto nasce questa volta dalle dimissioni di Ann Telnaes, vignettista pluripremiata e vincitrice di un Pulitzer, che ha annunciato la fine del proprio percorso al Washington Post, testata per cui ha lavorato ininterrottamente dal 2008 ad oggi.
La vignetta rifiutata dal giornale
Ad annunciare la fine della collaborazione è la stessa Telnaes tramite un post pubblicato su Substack. All’origine della sua decisione di dimettersi c’è il rifiuto da parte del giornale di pubblicare una vignetta satirica che dipinge alcuni imprenditori della Silicon Valley inchinarsi di fronte a una statua di Donald Trump impugnando sacchi pieni di banconote. Il riferimento, neanche troppo velato, è al riallineamento politico delle Big Tech in vista del ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Il problema è che tra i miliardari ritratti da Telnaes c’è anche Jeff Bezos, fondatore di Amazon e attuale proprietario del Washington Post.
Le dimissioni di Ann Telnaes
È possibile che la vignetta sia stata rifiutata dal giornale proprio per non scontentare l’editore? A suggerirlo è la stessa Telnaes: «Ho ricevuto feedback editoriali e ho avuto conversazioni produttive sulle vignette che ho inviato per la pubblicazione. Ma in tutto questo tempo non mi era mai capitato che una vignetta venisse eliminata a causa di verso chi o cosa avevo scelto di indirizzare la mia penna», denuncia la vignettista nel post pubblicato su Substack. Telnaes descrive l’episodio come «pericoloso per la libertà di stampa». Da qui, dunque, la sua decisione di dimettersi.
Le polemiche sul mancato endorsement a Kamala Harris
David Shipley, editorialista del Washington Post, ha difeso la decisione di non pubblicare la vignetta. «Non tutti i giudizi editoriali sono il riflesso di una forza maligna», ha spiegato Shipley secondo quanto riportato dal New York Times. «La mia decisione – ha aggiunto l’editorialista – è stata guidata dal fatto che avevamo appena pubblicato una rubrica sullo stesso argomento della vignetta e avevamo già programmato un’altra rubrica, questa volta una satira, per la pubblicazione. L’unico pregiudizio era contro la ripetizione».
Le dimissioni di Telnaes hanno riacceso i riflettori sul malcontento di una parte della redazione del giornale nei confronti della proprietà. Malumori che, a dirla tutta, si erano già manifestati di recente in occasione delle elezioni presidenziali, quando il Washington Post aveva spiazzato tutti con la decisione di non appoggiare nessun candidato in corsa per la Corsa Bianca. Una mossa che in molti hanno interpretato come un tentativo da parte di Bezos di entrare nelle grazie di Trump in caso di una sua vittoria alle urne.
In copertina: Ann Telnaes e una bozza della vignetta rifiutata dal Washington Post