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Iris2: cos’è l’alternativa dell’Ue a Starlink e perché gli accordi dell’Italia con Musk non piacciono a Bruxelles

07 Gennaio 2025 - 10:46 Antonio Di Noto
iris starlink elon musk
iris starlink elon musk
Le funzioni sono molto simili a quelle di Starlink, ma il livello di avanzamento del progetto europeo è ben più arretrato

Uno ha oltre 6.700 satelliti già in orbita ma punta ad arrivare a 42 mila. L’altro al momento non ne ha nessuno, ma punta ad arrivare a 290 nel 2030 dopo il lancio inaugurale previsto quest’anno. Il primo è Starlink. Il secondo è Iris2, il suo concorrente in fase di sviluppo dall’Unione Europea. Di Iris si parla molto in queste ore, perché con il contratto da 1,5 miliardi che Roma avrebbe pronto per Elon Musk, l’Italia investirebbe in Starlink il doppio di quanto fornisce per la realizzazione del sistema europeo, pensato per porre le basi di una «sovranità tecnologica e una connettività sicura in Europa». Iris2 infatti è un acronimo che sta per «Infrastruttura per la Resilienza, l’Interconnettività e la Sicurezza via Satellite». Il suo completamento era inizialmente previsto per il 2027 ma a causa di ritardi è slittato al 2030. E pare che sia questo il motivo che spinge Palazzo Chigi a pensare a una soluzione ponte.

Internet veloce, telefonate di emergenza e situazioni di crisi: come funziona Iris2

Infatti, i 290 satelliti di Iris2, dovrebbero svolgere un ruolo molto simile a quello che l’Italia vuole da Starlink: garantire comunicazioni criptate e sicure ai governi, oltre a consentire ai cittadini europei l’accesso a una connessione veloce e telefonate di emergenza anche in aree remote dove ora i cavi e la fibra ottica non arrivano. Tra queste si annoverano anche le zone colpite da crisi come le alluvioni in Emilia-Romagna, o conflitti come quello in Ucraina. Il contratto per la realizzazione di Iris2 è stato firmato meno di un mese fa: il 16 dicembre. Il consorzio Space Rise riceverà uno stanziamento di 10,6 miliardi di euro per mandare in orbita 290 satelliti in 12 anni. Poco più di 4 miliardi di euro arriveranno dalle aziende private che partecipano al progetto. Tra queste c’è l’Esa, l’agenzia spaziale europea, con 500 milioni. I restanti 6 miliardi saranno invece stanziati dal bilancio dell’Ue, ovvero dagli Stati che ogni anno vi contribuiscono.

La base in Abruzzo

La quota che spetta all’Italia è di circa 750 milioni di euro, la metà di quanto verserebbe il nostro Paese a Musk per usare i suoi satelliti per cinque anni. Ma l’Italia ha un ruolo di spicco nello sviluppo di Iris2. Infatti, tra le imprese coinvolte c’è Telespazio, controllata da Leonardo, importante società pubblica attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Inoltre, il principale centro di controllo del programma satellitare sarà in Abruzzo, a Fucino. Una scelta che aveva suscitato il plauso del ministero delle Imprese e del Made in Italy di Adolfo Urso, che l’aveva definita «cruciale per la sicurezza e la sovranità digitale del nostro continente».

«Iris è messo a repentaglio dagli accordi dell’Italia con Musk»

Al momento quella di Musk è la rete più estesa, capillare, economica e sicura, spiega a La Stampa Francesco Vatalaro, professore emerito di Telecomunicazioni all’Università di Roma Tor Vergata. L’Unione Europea è indietro ma non è l’unica a inseguire. C’è l’indiana Tata, che cerca di creare il proprio sistema. Amazon ha il suo progetto battezzato Kuiper. Mentre Airbus ha OneWeb, con oltre 648 satelliti già in orbita. Così, l’ipotesi che l’Italia chiuda con Musk un contratto miliardario secondo Bruxelles potrebbe complicare la realizzazione di Iris e la conseguente autonomia strategica. «Se tieni al Made in Italy – ha avvertito l’europarlamentare Christophe Grudler, relatore del programma Ue per la sicurezza delle connessioni e capogruppo dei liberali di Renew Europe in commissione Industria – non puoi firmare un accordo satellitare con Musk. Sarebbe un errore». Chiaramente, aggiunge, l’Italia «è uno Stato sovrano e può concludere accordi» di questo tipo. Ciò non toglie, conclude il portavoce che «quando avremo le informazioni» sull’accordo tra Meloni e Musk, «le analizzeremo».

Immagine di copertina: Esa

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