Massimo D’Alema preoccupato per i suoi affari dal «tumulto» in Medio Oriente, ma lo Stato lo consola: anche nel 2024 «aiutini Covid» per 72.604 euro
Anche se nell’ultimo bilancio disponibile il fatturato è più che triplicato, passando da 60 a 213 mila euro e alla fine c’è stato pure un utile di 29.691 euro, Massimo D’Alema è preoccupato per le conseguenze che la sua Silk Road Wines potrebbe subire dalla congiuntura geopolitica, economica e monetaria internazionale. La società, costituita a Perugia (ma con sede legale ad Orvieto) nell’aprile 2019 per sfruttare le opportunità offerte dall’allora premier Giuseppe Conte con la firma dell’accordo con la Cina sulla via della seta, vede come amministratori e soci l’ex premier e ministro degli Esteri italiano, il suo enologo di fiducia Riccardo Cotarella, due figli di D’Alema (Francesco e Giulia) e due figlie di Cotarella (Enrica e Dominga).
L’ex leader politico teme lo shock energetico delle guerre, ma minimizza quella in Israele
Secondo la relazione che accompagna il bilancio della società, firmata a due mani proprio da D’Alema e da Cotarella, «preoccupa il prezzo delle materie prime energetiche, elemento oggi più che mai centrale, a causa dei forti shock causati prima di tutto dalla nascita del conflitto in Ucraina, con le relative sanzioni alla Russia, e poi dallo scoppio del tumulto in Medio Oriente, che ha avuto anch’esso un forte impatto sul prezzo di tali materie prime. A questo, si aggiunga un contesto caratterizzato da un elevato costo della vita, una debole domanda esterna e un inasprimento della politica monetaria. Ciò nonostante, non si sono verificati impatti negativi considerando il sostanziale incremento dei ricavi dell’esercizio». Viene citata dunque la ben nota guerra in Ucraina, mentre viene declassato a «tumulto» quello che sta accadendo fra Israele e Hamas a Gaza.
La pioggia di contributi Covid arrivata anche nel 2024, pari al 34% del fatturato della società
A quattro anni dalla pandemia continuano ad arrivare alla società che vuole esportare il vino seguendo la Via della Seta i famosi «ristori» previsti prima da Giuseppe Conte e poi da Mario Draghi che dovevano riparare con un aiuto pubblico «i gravi turbamenti dell’economia». Che sicuramente ci sono stati, ma che nel 2024 non sembrano più avere alcuna ragione di esistere (e invece continuano a piovere non solo sulle società di D’Alema, ma su migliaia di altre). Alla Silk Road Wines ne è arrivato uno dall’Agenzia delle Entrate da 24.168 euro il 21 febbraio del 2024. Poco più di una settimana dopo, il primo di marzo 2024 è arrivato sempre dalla Agenzia delle Entrate un «contributo a fondo perduto» della stessa identica somma: 24.168 euro. L’11 marzo successivo ecco il terzo contributo a fondo perduto destinato ai «soggetti che maggiormente sono stati colpiti dall’emergenza epidemica del Covid 19», con un importo superiore di 100 euro: 24.268 euro. In tutto fanno 72.604 euro, pari al 34% dell’ultimo fatturato noto della società.