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Ramy Elgaml, la procura valuta l’ipotesi di omicidio con dolo eventuale per uno o più carabinieri. La madre del 19enne: «Nessuno ci ha chiesto scusa»

08 Gennaio 2025 - 17:44 Ugo Milano
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Le nuove valutazioni dei pm in relazione ai filmati agli atti che mostrano le fasi dell'inseguimento. La rabbia dei famigliari: «I video dimostrano che la verità non è stata coperta»

Per la morte del 19enne Ramy Elgaml la procura di Milano valuta anche la possibilità di contestare l’ipotesi di reato di omicidio volontario con dolo eventuale, ossia con l’accettazione del rischio che l’evento morte si verificasse. E ciò in relazione ai filmati agli atti, l’ultimo diffuso ieri dal Tg3, che mostrano le fasi dell’inseguimento. Da quanto risulta all’Ansa, al momento il carabiniere che era alla guida della macchina che ha inseguito lo scooter nelle fasi finali è accusato di omicidio colposo stradale, assieme a Bouzidi, l’amico di Ramy. Gli inquirenti, però, da quanto si è saputo, dovranno valutare anche l’ipotesi di omicidio con dolo eventuale nel caso da contestare ad uno o più carabinieri. 

L’indagine

Da quanto risulta all’Ansa, sono indagati altri due militari per reati che vanno dalla frode processuale e depistaggio al favoreggiamento. Anche le posizioni degli altri tre carabinieri (tre in totale le pattuglie dell’inseguimento) sono al vaglio nell’inchiesta coordinata dal procuratore Marcello Viola, dall’aggiunta Tiziana Siciliano e dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini. L’elenco potrebbe però allungarsi, così come potrebbe essere contestata anche l’ipotesi di falso per l’annotazione di servizio sui fatti di quella notte. Le valutazioni principali andranno fatte sulla ricostruzione dello scontro tra l’auto dei carabinieri e lo scooter, tra via Ripamonti e via Quaranta, che ha portato alla morte del giovane.

Cruciali i filmati

Nelle immagini riprese da un’auto dei carabinieri, agli atti dell’inchiesta, si vede un primo impatto tra la gazzella dei militari e lo scooter. Dopo questo primo speronamento, la moto non cade. E si sentono, in successione, diverse frasi dei carabinieri. Una prima («vaff… non è caduto»), pronunciata subito dopo il primo scontro. Una seconda simile nel corso dell’inseguimento: «Chiudilo, chiudilo… no, mer… non è caduto». Infine, la terza, quando sembra effettivamente esserci un ulteriore contatto mentre i due mezzi sono praticamente attaccati, come testimoniano le immagini di una telecamera del Comune. I due ragazzi perdono il controllo del mezzo e a quel punto i carabinieri avvertono via radio che i due «sono caduti», in via Quaranta. E un loro collega risponde, sempre via radio, «bene». Dalle immagini pare che il 19enne possa essere rimasto schiacciato tra l’auto e il palo di un semaforo, perché la macchina e lo scooter, come si vede, si schiantano quasi nello stesso punto.

Le parole dei famigliari: «Nessuno ci ha chiesto scusa»

Il solo conforto per i famigliari di Ramy è che le nuove immagini sulla morte del figlio possano portare alla la verità. «Quando ho visto mio figlio morto investito, sotto la gazzella dei Carabinieri, mi sono sentita male. Ma poi, dopo 45 giorni, ho potuto dormire. Perché quel video vuol dire che la verità sta arrivando, non è stata coperta», ha detto la madre di Ramy. «Nessuno ci ha chiesto scusa – ha concluso la donna, che ha altri tre figli, due maschi e una femmina, uno solo dei quali vive a Milano mentre i maggiori stanno al Cairo – Nessuno di loro ci ha chiamato, anche per un incontro, saremmo andati». Per il padre di Ramy, i carabinieri – che l’hanno «inseguito per 20 minuti» – potevano «prendere la targa e andarli a prendere dopo due ore, tre ore, a casa», ha aggiunto. «L’Italia è il mio primo Paese, non il secondo Paese – ha detto ancora Yehia, che vive nella casa con l’altro figlio minore e la moglie – Mio figlio è morto qui, è sepolto qui, a mezz’ora da qui, a Bruzzano. Tutti i giorni lo vado a trovare». «Le tasse delle forze dell’ordine le paghiamo tutti – aggiunge in cortile il fratello di Ramy – ma le forze dell’ordine qui fanno così con noi». E poi ancora: «Quelli che ho visto nel video, uno, due, tre, sono carabinieri sbagliati. Ma ci sono anche i Carabinieri veri. Non sono tutti uguali, e ho fiducia in quelli giusti», conclude.

Foto copertina: ANSA / Mourad Balti Touati / Z13

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