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Cecilia Sala, fonti diplomatiche iraniane: «Ora speriamo nella liberazione di Abedini». Tajani tenta di frenare (ancora): «I casi sono separati»

08 Gennaio 2025 - 16:42 Ugo Milano
cecilia sala abedini
cecilia sala abedini
I segnali di apertura di Teheran, gli accordi di intelligence, e l'ipotesi di aspettare la visita di Biden domani a Roma: così qualcosa si muove per la liberazione di Abedini

La liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala potrebbe aprire la strada alla scarcerazione di Mohammad Abedini Najafabadi, l’ingegnere 38enne accusato dagli Stati Uniti di aver violato l’International Emergency Economic Power Act e di aver fornito supporto a un’organizzazione terroristica straniera. In via ufficiale, il governo iraniano ha smentito a più riprese l’ipotesi che i due casi siano collegati e che l’arresto di Sala sia stato una ritorsione dell’Iran contro gli Usa. Tuttavia, continua a essere difficile ignorare questa coincidenza. In queste ore, commentando la liberazione di Sala a L’Aria che tira su La7, fonti qualificate della diplomazia iraniana hanno auspicato che «anche l’ingegnere iraniano torni presto a casa» e che «l’Italia non si faccia coinvolgere nella vecchia guerra tra Usa e Iran». Mentre ieri sera, l’ambasciata iraniana ha riportato le parole del governo iraniano su X in cui viene precisato in via ufficiale ancora una volta che il sistema diplomatico stava adottando misure per risolvere il caso della giornalista il prima possibile, precisando che «non è in alcun modo una ritorsione».

Frame de L’Aria che tira, La 7

Tajani: «Gli iraniani hanno separato i due casi»

Abedini è recluso al carcere di Opera di Milano in regime di alta sicurezza. Il 15 gennaio ci sarà l’udienza per decidere degli arresti domiciliari, ma dagli ambienti giudiziari milanesi non si esclude che l’ingegnere possa essere scarcerato con un decreto del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Lo scorso 2 gennaio, Giorgia Meloni è volata a Mar-a-Lago, in Florida, per incontrare il presidente eletto Donald Trump. E secondo le ricostruzioni dei media americani, la premier sarebbe andata proprio per discutere con il tycoon del caso Sala. Rispondendo alla domanda su quanto abbia pesato questo incontro, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è limitato a dichiarare: «Gli stessi iraniani hanno separato le due cose. Intanto godiamoci il rientro in Italia di Cecilia Sala, una brava giornalista».

I segnali d’apertura di Teheran

Segnali di apertura da Teheran sono stati registrati negli ultimi due giorni, culminati oggi con la liberazione di Sala. Apertura che sembra aver innescato anche quella del governo italiano per l’ingegnere iraniano. Sebbene, infatti, la procura generale di Milano abbia ribadito il no alla scarcerazione di Abedini, le vie diplomatiche sarebbero aperte. Fonti di intelligence hanno riferito al Post che l’accordo diplomatico che ha portato alla liberazione di Cecilia Sala prevede che al momento il governo italiano non estradi l’ingegnere negli Stati Uniti. Un accordo che sarebbe stato raggiunto grazie alla condivisione di informazioni tra l’intelligence italiana e la premier sia con lo staff del presidente uscente Joe Biden sia col prossimo presidente Donald Trump.

Il (possibile) ruolo del ministro Nordio

Per un’eventuale liberazione di Abedini, ci sono degli appigli tecnici su cui Nordio potrebbe appoggiarsi. L’articolo 718 del codice di procedura penale prevede che il ministro possa dichiarare Abedini inestradabile. Tradotto: il procedimento di estradizione richiesto dagli Stati Uniti si estinguerebbe su richiesta del ministero e l’ingegnere iraniano tornerebbe libero. Non è detto che il ministro scelga di intraprendere questa strada ed è possibile che prima di considerare realmente questa via, voglia attendere gli atti degli Usa a sostegno della richiesta di estradizione. Altro motivo per frenare la firma del Guardasigilli potrebbe essere la visita di Joe Biden atteso domani a Roma. È possibile che, per evitare imbarazzi, il no all’estradizione e l’eventuale rimpatrio avverranno dopo la fine della visita di quello che è ancora, sebbene per pochi giorni, il presidente degli Stati uniti d’America.

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