La verità di Elisabetta Belloni su Giorgia Meloni e il suo addio al Dis: «Non è obbligatorio piacere a tutti»
«Non vado via sbattendo la porta». A dirlo è Elisabetta Bellloni, direttrice dimissionaria dal Dis in un’intervista al Corriere della Sera. Nella quale dice che spiegarlo «è l’unico motivo che mi fa rompere il riserbo che mi sono imposta in tutti questi mesi». Mentre con la premier Giorgia Meloni c’è sempre stato un rapporto segnato dalla stima. E con cui ha condiviso ogni passaggio del proprio percorso di uscita. Iniziato quando ha capito che con il nuovo anno «sarei tornata sulla graticola». Per la girandola di voci sulla possibilità di prendere il posto di Raffaele Fitto al governo. E per il «cattivo rapporto» con il sottosegretario Alfredo Mantovano, titolare della delega ai servizi segreti. Oltre che con il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Mantovano e Tajani
Questioni che l’hanno convinta che «gli ultimi mesi di mandato sarebbero stati un vero e proprio stillicidio». Sa che il suo ruolo scatena invidie e avversioni: «Ma io sono un funzionario dello Stato, faccio il mio lavoro e non è obbligatorio piacere a tutti o andare d’accordo con tutti. Purché questo non metta in discussione i risultati, come infatti non è avvenuto. Però a maggio scade il mio mandato, quando ho avvertito che già cominciavano a circolare voci sul mio futuro e soprattutto sul mio successore ho ritenuto fosse arrivato il momento di lasciare. E ne ho parlato con i miei interlocutori istituzionali, prima fra tutti la premier Giorgia Meloni e il sottosegretario Mantovano. È con loro che, sin dagli inizi di dicembre, abbiamo tracciato la strada per una transizione tranquilla e senza scossoni», dice a Fiorenza Sarzanini.
I primi di dicembre
Il tutto accadeva ai primi di dicembre, prima dello scoppio del caso di Cecilia Sala. Sul quale Belloni è categorica: «Io sono ancora in carica e non vengo certamente meno ai miei doveri. Per questo mi fa ancora più male essere dipinta come una che scappa o addirittura che va via lasciandosi macerie alle spalle. Non è così, non potrebbe mai essere così. Non a caso era stata concordata un’uscita nel massimo della trasparenza. Purtroppo è andata diversamente e per questo sento l’obbligo di chiarire come stanno davvero le cose». E sul suo futuro nello staff della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen: «Sarebbe un onore ma anche su questo voglio essere chiara nel dire che non c’è nulla di deciso. Al mio futuro comincerò a pensare il 16 gennaio».