Caso Ramy, le parole di Ilaria Cucchi al comandante dei carabinieri Luongo: «Certe persone non meritano la divisa»
«Ci sono persone che non meritano di indossare la divisa». È questo uno dei passaggi più duri della lunga lettere inviata dalla senatrice di Avs Ilaria Cucchi al comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Salvatore Luongo in seguito alla diffusione del video dell’inseguimento del 19enne Ramy Elgaml da parte di due militari dell’arma. Nel video le dichiarazioni dei carabinieri – «chiudilo, chiudilo… no, mer** non è caduto» – sembrano suggerire l’intenzione di far cadere il giovane poi morto in un scontro da cui invece si è salvato l’amico alla guida dello scooter, Fares Bouzidi. Quest’ultimo sostiene che ci sia stato un urto tra la volante e il motorino che ha causato la caduta. I carabinieri invece hanno dichiarato al gip che lo scooter sarebbe caduto autonomamente, pur ammettendo il contatto.
Scrive Ilaria Cucchi: «Oggi ho visto le terribili immagini trasmesse dal tg che documentano gli ultimi istanti della folle corsa dello scooter da lui condotto verso la morte. Di fronte ad esse io non posso e non voglio trarre sentenza perché ritengo che questo sia compito della Magistratura e certo non mio. Lo lascio fare ad altri che, pur essendo Ministri della Repubblica, cedono alle lusinghe di una facile ed “ignorante” propaganda. Io Le chiedo scusa se mi permetto, ma, come cittadina, le chiedo la sospensione e conseguente destituzione dei carabinieri che hanno messo negli atti ufficiali una ricostruzione dell’accaduto che mi pare proprio incompatibile con quanto documentato dalle immagini».
«Sono ben lontana, mi creda, dall’invocare la condanna dell’autista della gazzella coinvolta direttamente nell’incidente. Ritengo tuttavia, che, fin da ora, chi ha ricostruito i fatti in modo così diverso dalla realtà e chi avrebbe ordinato ad un testimone di cancellare il filmato dell’incidente girato col suo cellulare, non meriti più di indossare la vostra onoratissima divisa. Mi piacerebbe incontrarla per raccontarle di persona quanto fanno male quei comportamenti alla credibilità dell’Istituzione che Lei oggi rappresenta – sottolinea Cucchi -. Vorrei farle capire quanto hanno reso difficile la vita della mia famiglia che ne è rimasta irrimediabilmente logorata. Vorrei farla parlare con i medici che hanno curato mia madre fino alla sua morte prematura avvenuta non prima di aver ottenuto giustizia. Vorrei farla parlare con i medici che hanno in cura mio padre ma forse sarebbe sufficiente che lo incontrasse».
Ilaria ricorda la vicenda del fratello Stefano Cucchi, ucciso dalle percosse di due carabinieri mentre era sottoposto a custodia cautelare nel 2009: «Quattordici anni di processi (ora 16). Oltre 160 udienze. Cinque anni con imputati ingiustamente accusati: gli agenti della Polizia Penitenziaria. Vorrei tanto incontrarla per raccontarle quanto male facciano alle persone ed all’Arma quelle ricostruzioni addomesticate, quelle verità nascoste, quei depistaggi. Peggio dei fatti dai quali ci si vuole difendere in modo così terribilmente sbagliato – scrive ancora Ilaria Cucchi- Sono una solo una normale cittadina ferita che ha un disperato bisogno di poter continuare a credere in quella divisa che per me è sacra. Qualcuno che ha perso il senso della realtà mi considera un’eroina. Ma eroi sono tutti i carabinieri, suoi sottoposti, che ogni giorno si sacrificano per la collettività. Li tuteli, per favore. Faccia in modo che tutti noi li possiamo portare nel cuore, sempre, senza ombre – conclude la senatrice di Avs -. Lo faccia, la prego».