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Le nuove regole di Meta consentono di accusare le persone gay di essere malate mentali

08 Gennaio 2025 - 08:57 Antonio Di Noto
zuckerberg gay malattia mentale
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La fine del programma di fact checking negli Usa non è l'unica novità introdotta ieri dal gigante dei social media

Meta non oscurerà i commenti di chi accusa le persone gay e quelle trans di avere malattie mentali. La fine del programma di fact checking, al momento solo negli Stati Uniti, non è l’unica novità introdotta dal gigante dei social nelle scorse ore. Secondo le comunicazioni diramate ieri, Instagram, Facebook e Threads «si sbarazzeranno» di limitazioni su argomenti come «immigrazione, identità di genere e questioni di genere», che secondo la compagnia sono «spesso parte del dibattito politico». «Non è giusto che le cose possano essere dette in Tv o in Parlamento, ma non sulle nostre piattaforme», scrive Meta in un articolo sul proprio blog a firma del capo degli affari internazionali, Joel Kaplan. Quest’ultimo è un convinto repubblicano, che Zuckerberg ha insediato nel ruolo quest’anno, rimpiazzando il britannico Nick Clegg.

Meta: «Permettiamo accuse di malattia mentale basate sul genere»

Il nuovo corso annunciato ieri da Mark Zuckerberg in un chiaro e ulteriore avvicinamento a Donald Trump – che nel 2017 era protagonista della prima notizia falsa corretta dai fact checker, riguardante una presunta fuga di notizie dal suo smartphone – è già evidente nelle politiche comunitarie. Vi si legge chiaramente: «Permettiamo accuse di malattia mentale o anormalità basate sul genere o sull’orientamento sessuale, dati i discorsi politici e religiosi sul transgenderismo, l’omosessualità e l’uso comune e non serio di parole come “strano”». In altre parole, sembra che Meta ora consenta di accusare le persone gay e trans di avere malattie mentali esclusivamente sulla base del loro orientamento sessuale.

Le limitazioni di genere nelle professioni

Le nuove linee guida del gigante dei social media consentono anche «contenuti che invocano limitazioni basate sul genere di (chi può accedere a, ndr) lavori nell’ambito militare, nelle forze dell’ordine e nell’insegnamento». Allo stesso tempo, Meta permette anche di riferirsi a determinati spazi e ambiti professionali come esclusivamente dedicati a un solo sesso o genere: «A volte le persone usano un linguaggio esclusivo per il sesso o il genere quando discutono dell’accesso a spazi spesso limitati dal sesso o dal genere. Ad esempio ai bagni, a scuole specifiche, a ruoli specifici nell’esercito, nelle forze dell’ordine o nell’insegnamento, e a gruppi sanitari o di supporto», si legge nelle linee guida.

I fact checker di Meta in Europa

Infine, è stata rimossa la frase con cui le linee guida sull’hate speech si aprivano dal 2018, la quale avvertiva che la violenza online può dare vita a violenza offline. Le novità arrivano dopo il video rilasciato ieri in cui Mark Zuckerberg ha annunciato la fine del programma di fact checking negli Usa. Il fondatore e Ceo di Meta ha parlato esplicitamente di «bias politici dei fact checker» e di «censura istituzionalizzata dall’Unione Europea».

L’alternativa adottata oltreoceano è la stessa che da tempo è utilizzata su X di Elon Musk: le note con cui gli utenti possono segnalare pubblicamente un contenuto che secondo loro è falso è fuorviante. Al momento, il programma di fact checking di cui fa parte anche Open proseguirà invece in Europa. Infatti, se volesse terminarlo, secondo quanto disposto dal Digital Services Act, il regolamento dell’Ue sui servizi digitali, prima di sbarazzarsi dei fact checker, il gigante dei social dovrebbe assicurarsi che l’alternativa è altrettanto efficace a impedire la diffusione di informazioni false e fuorvianti.

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